Prato, 18 febbraio 2025 – Un’ora e un quarto. Tanto ci ha messo il ’piromane’ a schiacciare i pulsanti dei tre pacchi bomba esplosi all’interno delle tre ditte di logistica a conduzione cinese. Il primo attacco è stato messo a segno alla Warehouse&logistics in via Copernico a Seano: erano le 5.15 del mattino quando un pacco incendiario è esploso all’interno del magazzino. Mezz’ora dopo è accaduta la stessa identica cosa all’interno della Logistica XSD di via dei Confini a Prato: un pacco in deposito ha preso fuoco all’improvviso e le fiamme hanno distrutto l’interno della azienda. Ma l’alba di fuoco non era ancora finita. Alle 6.30 il terzo incendio alla “Diabolica” di via Maiano a Campi Bisenzio, a poche centinaia di metri di distanza dalla Logistica XSD. Ad accomunare i tre incendi, su cui stanno indagando squadra mobile e carabinieri, non è solo il fatto che si trattasse di tre aziende di logistica a gestione orientale, ma le modalità usate. I pacchi bomba, recapitati nelle tre ditte e tutti in attesa di essere spediti in Francia, erano stati realizzati con una certa cura e dimostrano l’abilità e la conoscenza di chi li ha confezionati. Secondo quanto emerso, i pacchi contenevano abiti e scarpe da ginnastica. Al loro interno era stata posizionata una bottiglia con dentro etanolo, benzene e un liquido, che gli investigatori non hanno ancora identificato, che a contatto con l’aria crea una sostanza gelatinosa. Attaccati alla bottiglia c’erano una batteria e un detonatore. Non proprio un ordigno rudimentale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori – per i due incendi sul territorio pratese coordina le indagini il procuratore Luca Tescaroli –, sarebbe stata la stessa persona a schiacciare il pulsante del radiocomando che ha fatto incendiare i pacchi all’interno delle tre aziende: Seano, Prato, Campi, a distanza di mezz’ora l’uno dall’altro.
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Gli investigatori stanno passando al setaccio le telecamere di videosorveglianza per capire chi possa essere l’uomo che ha premuto il pulsante per tre volte e chi sono i mandanti degli attacchi. Una pista ci sarebbe già. Non solo. Si sta ricostruendo il percorso che hanno fatto i pacchi prima di arrivare nei magazzini di logistica dai quali, se tutto fosse stato normale, sarebbero dovuti partire per la Francia. I pacchi sono stati portati direttamente nelle aziende da privati o sono arrivati tramite altri corrieri? Anche su questa pista ci sarebbe già una ipotesi ma per ora gli investigatori preferiscono mantenere il massimo riserbo.
Quello che è certo è che si è trattato di un attacco in piena regola da ricondurre nell’ambito della faida, in corso da tempo a Prato, per la gestione del settore della logistica e soprattutto del mercato delle grucce. I tre imprenditori cinesi titolari delle aziende colpite sono tutti in qualche modo inseriti nel fiorente mercato delle grucce che, secondo le stime dei sindacati di qualche anno fa, varrebbe cento milioni di euro all’anno solo a Prato.
I roghi dell’altra notte sarebbero collegati direttamente a quello avvenuto nel luglio scorso alla “Xin Shun Da” di via Nottingham: l’azienda di logistica al Macrolotto 2 fu distrutta da un furioso incendio divampato nella notte. Sembra che la ditta si fosse aggiudicata una grossa commessa di trasporti per la Gran Bretagna ed è probabile che i concorrenti abbiano voluto distruggere il magazzino per bloccare il lavoro. Pochi giorni dopo un altro imprenditore cinese del settore delle grucce venne accoltellato all’interno di un locale notturno, il Number One di via Scarlatti. Ci è mancato poco che non ci lasciasse la pelle e ancora porta addosso le lesioni di quell’agguato. I cinque sicari vennero arrestati il giorno successivo fra Reggio Calabria e Catania: erano in partenza per la Cina. Episodi sempre più ravvicinati far di loro e attacchi in simultanea. Il timore – anche se nessuno lo ammette – è che si sia entrati in una fase della “faida” ancora più agguerrita e cruenta.