REDAZIONE PRATO

Padovani oltre le mode: "Alle radici del caffè"

L’antica torrefazione di piazza del Comune resiste. "Tutto è nato con il nonno"

"L’attività ha avuto inizio con il commercio del caffè negli anni ‘20 con Ubaldo Padovani che era fratello di mio nonno Pietro. Lui era entrato qui come garzone di bottega prima di aver rilevato l’attività insieme a mio nonno. Poi si sono succeduti mio padre e mio zio, e adesso tocca a me, a mio fratello e ai miei cugini, la terza generazione ad aver raccolto il testimone". Alberto Padovani è, con il fratello Piero e il cugino Luca, titolare del famosissimo negozio di caffè a Prato. Una persona dai modi gentili, che con competenza senza sfoggio ha in mano le redini di un’azienda di secolare memoria, una delle poche per fortuna sopravvissute.

Alberto, da dove proveniva il caffè importato dai suoi avi?

"Loro compravano il caffè crudo dal Brasile e un po’ da tutti i paesi tropicali e poi lo torrefacevano qui. All’inizio si trattava solo di tentativi fatti con una macchina tostatrice sistemata proprio nel retrobottega della drogheria. Si servivano di una macchina rudimentale: una ruzzola grossa come quella per arrostire le castagne, manovrata a mano. Nessuno si preoccupava del gran fumo prodotto dalla torrefazione ottenuta su un fuoco alimentato a legna. Erano decisamente altri tempi".

C’è da immaginare che Prato accose questa novità con una certa curiosità …

"Sì, eravamo agli inizi e il consumo del caffè non era diffuso come oggi in tutte le famiglie. In genere si prendeva al bar e a casa mancavano ancora le caffettiere moderne come la Moka, mentre la famosa Napoletana era appannaggio dei ricchi che potevano permettersela: il caffè si faceva alla turca, filtrando la polvere. In seguito, nel periodo della prima guerra così come raccontava spesso mio padre, il caffè arrivò a mancare del tutto e quel poco che c’era era estremamente costoso, perciò veniva sostituito da surrogati come l’orzo o la cicoria. Roba imbevibile".

Che tipo di clientela ha un negozio storico come il suo?

"Beh , è un negozio con una tradizione solida alle spalle così come lo è la sua affezionata clientela. In epoca di globalizzazione, i gusti vanno modificandosi e rischiano di soffocare la bellezza di un passato che come il nostro è capace di raccontare una storia unica nel suo genere. Però resta lo zoccolo duro di persone in grado di riconoscere la qualità".

Quali sono i prodotti ancora più apprezzati?

"Il nostro punto di forza continua ad essere il caffè, ma nel frattempo ci siamo dovuti adattare alle nuove esigenze di un mercato globalizzato che include anche l’uso della cosiddette cialde. Si tratta di prodotti di alta qualità e di assoluta freschezza, per cui sono imparagonabili a quelli della larga distribuzione".

Alla classica vendita di caffè, spezie e ‘chicche’ avete affiancato anche una enoteca piuttosto fornita …

"Da una decina di anni a questa parte abbiamo creato un spazio di vendita dedicato ai vini provenienti da molte zone d’Italia. Me ne sono da sempre occupato personalmente scegliendo etichette di nicchia, contando sulla mia passione e su un diploma di sommelier".

Guido Guidi Guerrera