WALTER BERNARDI
Cronaca

"Palazzo Datini, che disattenzione" Lascia lo storico Walter Bernardi

Il presidente della Casa Pia dei Ceppi: "Per tanti nostri amministratori è solo un ingombrante ’casone’..."

Migration

Dimissioni eccellenti a Palazzo Datini. Lascia la presidenza della Fondazione Casa Pia dei Ceppi Walter Bernardi (foto), storico, docente universitario in pensione. E lascia il cda Mario Barbacci, nominato da Marco Biagioni nella nuova segreteria del Pd in rappresentanza delle associazioni culturali della città. Ecco come Bernardi spiega la sua scelta.

di Walter Bernardi

Nei cinque anni in cui ho avuto l’onore di presiedere la Fondazione Casa Pia dei Ceppi ho cercato di risvegliare Palazzo Datini dall’antico torpore, aprendo i suoi ambienti a mostre, spettacoli, musica, facendo entrare dentro il portone di Via Ser Lapo Mazzei tanti turisti, studenti e cittadini pratesi che non vi si erano mai affacciati e rimanevano sorpresi e ammirati a sentire raccontare le storie degli uomini e delle donne che lo avevano animato nel corso dei secoli. Ma si potrebbe certamente fare di più o di meglio. Come, ad esempio, progettare un nuovo allestimento museale con istallazioni multimediali aggiornate ai tempi, senza bisogno di ricorrere a contributi pubblici visto che la Fondazione è una Onlus di diritto privato che si sostiene con le proprie risorse. Ma si potrebbe anche lavorare a forme di sinergia tra Palazzo Datini e il Museo di Palazzo Pretorio, due contenitori di storia divisi solo da qualche decina di metri. Potrebbero essere collegati attraverso un percorso museale abbellito con opere d’arte, istallazioni e sculture: un "Corridoio Datiniano", se si può dire così, in chiave pratese. Mi sono sempre stupito come mai un progetto così non sia mai venuto in mente a nessuno, perché consentirebbe di unire le risorse di due Musei e costruire, nel centro della città, una nuova offerta culturale fatta di storia, bellezza, memoria. Anche il Museo di Palazzo Pretorio ne avrebbe solo vantaggi. Ho esposto diverse volte queste idee in Comune, ma riscuotendo solo qualche benevolo sorriso di compatimento, perché, nonostante la statua del "mercante" che troneggia nella piazza, si preferisce pensare che Casa Datini non sia un Museo e Bernardi sia un simpatico visionario. Avevo legato a queste idee la mia accettazione del ruolo di presidente della Fondazione, ma visto che tanti nostri amministratori sono convinti che Palazzo Datini non sia un luogo di memoria e di cultura da valorizzare, bensì un ingombrante "casone", come definito da un autorevole esponente del Pd vicino al sindaco Biffoni, un vecchio e malandato palazzaccio di cui non si sa che farsene, ho consegnato al sindaco le mie dimissioni. Rimane immutato il mio impegno per promuovere, in altri contesti, occasioni di iniziativa culturale di cui la nostra città ha fin troppo bisogno.