MASSIMILIANO MARTINI
Cronaca

Pallamano storica, quanti ricordi. Cavicchiolo rilancia le potenzialità

Parla il giocatore simbolo di Prato e degli azzurri a pochi giorni dalla bella prova della Nazionale ai Mondiali

Cavicchiolo con la maglia dell’AlPi Prato, grandi stagioni e grande tifo

Cavicchiolo con la maglia dell’AlPi Prato, grandi stagioni e grande tifo

A distanza di quasi 28 anni, l’Italia è tornata a disputare la fase finale del campionato del mondo maschile di pallamano che si è appena concluso con la vittoria della Danimarca in finale sulla Croazia. E gli azzurri non si sono comportati nemmeno malaccio: hanno battuto Tunisia e Algeria raggiungendo la seconda fase della competizione dove sono riusciti ad avere la meglio anche sulla Repubblica Ceca, chiudendo al sedicesimo posto. Ventotto anni fa, invece, l’Italia, che era al debutto assoluto, si classificò diciottesima ma a Kumamoto, in Giappone, nel maggio del 1997, si presentò al via della rassegna iridata una squadra divenuta leggendaria, visto i tanti talenti schierati, probabilmente i migliori nella storia.

Tanti di questi giocatori, oltretutto, avevano ed hanno tuttora un forte legame con Prato e la sua tradizione nell’handball che, purtroppo, nel corso degli anni è andata oscurandosi. Era infatti quella l’Italia dei vari Settimio Massotti, Marcello Fonti, Maurizio Tabanelli, Ljubo Bosnjak Flego, Massimo Dovere, del grande Zaim Kobilica, che ci ha lasciati troppo presto ormai da quasi dieci anni, e di Lino Cervar, l’allenatore di quella nazionale che ha fatto la storia della pallamano non solo da noi ma anche a livello mondiale (divenendo addirittura parlamentare nella sua Croazia). Tutti hanno vestito la maglia dell’AlPi Prato in quegli anni dove l’Italia era fra le migliori del mondo e la squadra pratese vinceva gli scudetti, ma poi hanno lasciato la nostra città. Ce n’è però uno di quei giocatori dell’Italia e dell’AlPi che ancora abita e si occupa di pallamano a Prato, sebbene sia quello che è arrivato nella nostra città da più lontano. Si tratta di Sergio Cavicchiolo, nato in Brasile (e con la Selecao ha disputato le Olimpiadi di Barcellona 1992) e poi approdato in Italia da oriundo ed anche in Nazionale, giocando con l’Italia appunto il Mondiale giapponese del 1997. Cavicchiolo è attualmente un consigliere del comitato regionale toscano della federhandball per la quale si occupa prevalentemente di formazione così come sta facendo nella Polisportiva 29 Martiri di Figline, dove ha creato dal nulla la sezione pallamano che ha in questo momento una sessantina di allievi che partecipano ai campionati giovanili.

"E’ stato davvero bello rivedere l’Italia ai Mondiali dopo tantissimo tempo – commenta Cavicchiolo – una specie di tuffo nel passato, anche se la pallamano è cambiata moltissimo rispetto ai nostri tempi. Noi avevamo grandi campioni come Kobilica, adesso il ritmo è molto più alto. Curioso che in questa Italia, poi, ci siano anche i figli di due miei compagni di nazionale di allora, Bronzo e Prantner". Il difficile ora sarà rimanere ai vertici, cosa che non è riuscita in passato. "Dopo il Mondiale di Kumamoto – spiega Cavicchiolo – la pallamano italiana non solo non ha fatto il salto di qualità ma è tornata indietro. Si è dovuti ripartire da zero e i risultati che sono stati ottenuti dagli azzurri adesso, sono arrivati grazie al fatto che tanti dei nostri giocatori sono andati a giocare all’estero. Noi invece giocavamo in Italia e la nostra serie A era di un livello più elevato di quella attuale. C’è tanto da lavorare ma penso che la federazione, di cui anch’io faccio parte, non vuole disperdere quanto di buono fatto negli ultimi anni".

Massimiliano Martini