REDAZIONE PRATO

Panno, via libera da Prato "Pronti a salvare l’azienda"

Il Gruppo Bellandi conferma l’interesse all’acquisizione dello stabile di Soci "Aiutiamo un fornitore fedele. Non può morire così una produzione storica"

Prato c’è. In fatto di tessile la città è sempre presente e lo è anche questa volta per tentare di salvare 18 dipendenti e famiglie e un indotto che coinvolge cento lavoratori. In ballo c’è anche un prodotto tipico, come il panno del Casentino tradizionale tessuto di lana conosciuto in tutto il mondo. In questo caso a dare manforte alla Fabbrica di Soci nata nel 1848 e piegata dalla crisi è il Gruppo Bellandi, il lanificio a Montemurlo che ha riposto alla chiamata della Regione, entrata in campo per tentare di salvare l’azienda del Casentino.

"Abbiamo dato la nostra disponibilità ad aiutare un’impresa che è da sempre un nostro fornitore", commenta Maurizio Bellandi, titolare del gruppo pratese. "La nostra volontà è quella di aiutare chi in questi anni ci ha dato tanto, un fornitore che ci ha sempre aiutato, fedele e che ha lavorato per noi con onestà. La Regione ci ha coinvolto e quello che possiamo fare abbiamo deciso con fermezza di farlo". Una prima intesa è stata raggiunta mercoledì alla quale seguiranno altri incontri programmati nei primi giorni di settembre.

"Non sono stati definiti ancora i dettagli, siamo alle prime fasi della trattativa. Comunque sembra che ci siano buone possibilità", aggiunge Bellandi chiamato in causa perché tra i maggiori clienti dello stabilimento aretino e già in passato orientato all’acquisizione.

"Devono andare a dama tutti i tasselli, la società immobiliare del Gruppo Aruba deve formalizzare la rinuncia all’assegnazione dello stabilimento acquisito con un’asta nel 2018, con la richiesta di restituzione della caparra versata all’aggiudicazione. Non può morire così una realtà che ha una storia centenaria, è per questo che ci siamo resi disponibili a fare la nostra parte", chiude Bellandi.

Una scelta coraggiosa non in un momento roseo per il settore manifatturiero piegato dai costi energetici. Proprio le bollette dell’energia quadruplicate in pochi mesi sono in testa ai problemi che hanno esacerbato la crisi economica dell’azienda aretina, che nel 2011 finì in liquidazione coatta dopo l’esito negativo della richiesta di concordato.

"In sei mesi è cambiato tutto e la bolletta dell’energia è quadruplicata", si era sfogato Roberto Malossi, amministratore unico della fabbrica di Soci. Ora la buona notizia con il gruppo pratese intenzionato a rilevare l’azienda. Un primo passo è stato fatto per salvare i posti di lavoro a rischio: la Regione ha infatti chiesto ai commissari della curatela di "sospendere la procedura di licenziamento collettivo".

Silvia Bini