Pecci, irrompe l’arte di Louis Fratino. Tra paesaggi e immagini erotiche

Al centro per l’arte contemporanea debutta "Satura" la mostra del giovane artista statunitense, uno dei più apprezzati del momento. E nei corridoi spuntano i cartelli di avvertenza "contenuti espliciti" .

Pecci, irrompe l’arte di Louis Fratino. Tra paesaggi e immagini erotiche

Il direttore Stefano Collicelli Cagol con Lous Fratino, 31 anni, artista Usa

"Attenzione mostra con contenuti espliciti". Il cartello è affisso alla parete che nasconde (solo in parte) alcune delle opere protagoniste della mostra "Louis Fratino. Satura" che domani si inaugura al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. In particolare sono tre le tele per le quali vale l’avvertenza: nudi maschili e immagini erotiche esplicite che davvero poco lasciano all’intuizione, si inseriscono nel percorso espositivo che riunisce una serie di sculture, oltre 30 dipinti e più di 20 opere grafiche tra disegni e litografie, dell’artista attraverso lavori esistenti e altri di nuova produzione. Fa già notizia la prima personale dedicata da un’istituzione all’opera dello statunitense Louis Fratino, artista che sta riscontrando un grande favore di pubblico nell’ambito della sessantesima esposizione internazionale della Biennale di Venezia, dove è presente con "Stranieri Ovunque", curata da Adriano Pedrosa.

Il Pecci punta dunque al rilancio dopo un periodo non certo facile segnato da polemiche, licenziamenti annunciati e poi revocati e numeri non proprio entusiasmanti per un museo che ha l’ambizione di diventare punto di riferimento per l’arte contemporanea nazionale se non oltre. Ci sarà tempo per capire se le opere di Fratino saranno capaci di far fare al Pecci il salto di qualità tanto atteso, o comunque, se non un proprio salto almeno un balzo in avanti in termini di presenze effettive e quindi biglietti staccati.

Il direttore Stefano Collicelli Cagol, curatore della mostra di Louis Fratino, ci crede: "Satura testimonia il percorso dal 2017 a oggi di uno dei più interessanti artisti della generazione emergente. Nelle sue opere, attraverso un immaginario queer e omoerotico, Fratino aggiorna i grandi temi della storia della pittura: dal ritratto, al paesaggio, al nudo, alla natura morta, interrogandone la validità nel XXI secolo. Con un formidabile talento pittorico e compositivo, risveglia i sensi di chi si confronta con le sue opere".

Nessun commento sulle tele esplicite se non che "ogni visitatore è libero di interpretare l’arte a seconda della propria sensibilità". La scelta del titolo ‘Satura’ rimanda alla dizione latina ‘Satura Lanx’, un piatto da portata riempito con diverse primizie pensato per essere offerto agli Dei. In italiano significa ‘essere pieni’. Entrambe le accezioni richiamano la ricchezza di colori, l’opulenza la diversità di media esplorati dall’arte di Fratino che proprio per il Pecci presenta dodici nuovi dipinti caratterizzati da scenografie sontuose, paesaggi, nature morte, ambienti domestici, ritratti e appunto momenti di intimità. Questo nucleo pittorico inedito consente un ulteriore approfondimento dei temi tipici della sua produzione, come il corpo nudo disteso, il ritratto di famiglia, la natura, l’erotismo e il sesso, "mettendo in luce motivi da sempre presenti nell’opera dell’artista statunitense. Trattati ogni volta in modo diverso, questi soggetti costituiscono fonte di ispirazione ricorrente per Fratino e per la sua indagine sulla rappresentazione della bellezza".

"Il giovane artista statunitense ha conquistato un grande consenso pubblico a livello globale e siamo felici che il Centro Pecci sia la prima istituzione a raccogliere per la prima volta più di sessanta sue opere oggi in collezioni di tutto il mondo", commenta Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana. L’esposizione resterà aperta da domani fino al 2 febbraio: "Un grande merito del Centro Pecci, dunque quello di aver portato a Prato e in Toscana un artista che è tra i protagonisti della scena internazionale", osserva il presidente della Regione Eugenio Giani.

Silvia Bini