Pecci, la resa dei conti. Anche i pasti nel mirino: "Tre uova a 60 euro". E si prepara un esposto

Il consigliere Curcio (Lega): "Consulenze e studi pagati troppo. Manderò tutto alla Corte dei conti". Oggi confronto cda-sindacati. sui licenziamenti. Giani: "Deve essere vivo, un’iniziativa al giorno".

Pecci, la resa dei conti. Anche i pasti nel mirino: "Tre uova a 60 euro". E si prepara un esposto

Pecci, la resa dei conti. Anche i pasti nel mirino: "Tre uova a 60 euro". E si prepara un esposto

Si è aperto il vaso di Pandora. Ancora bufera sul Pecci dopo che il 28 agosto il cda ha licenziato in tronco due dei diciotto (17 più il direttore) dipendenti. Un fulmine a ciel sereno che ha riaperto la discussione sulla gestione fallimentare del museo nato nel 1988, per volontà dell’imprenditore tessile Enrico Pecci. A finire di nuovo nel mirino di maggioranza e opposizione sono i conti in rosso del museo di arte contemporanea di viale della Repubblica. Più si scava e più emergono incongruenze e spese che suscitano altre polemiche, spese come quelle che il consigliere della Lega Marco Curcio ha presentato davanti alla commissione controllo e garanzia presieduta da Leonardo Soldi (Centrodestra). Curcio ha sventolato sotto gli occhi di sindacati (presenti Alessio Bettini della Cgil e Patrizia Pini della Uil) e consiglieri anche uno scontrino per un pasto al ristorante Myo di Angiolo Barni da 300 euro per 7 persone con "una spesa da 60 euro per tre uova". Era il 15 ottobre 2017. "Le spese per pranzi e cene della Fondazione pagati con soldi pubblici ammontano a 100mila euro tra il 2017 e il 2023 e oggi si lamentano difficoltà nei conti tanto da arrivare al licenziamento in tronco di due dipendenti", ha detto Curcio in commissione attaccando anche su consulenze e studi. Tra l’altro nel 2021 con il ristorante c’è stata una transazione: alla società Pa.Ba. (che gestisce il locale) il museo chiedeva 221mila euro tra affitti e utenze non corrisposti, poi è stato trovato un accordo a 113mila in considerazione di alcuni crediti che la società stessa vantava e per i mancati incassi dovuti al Covid e alla consegna in ritardo dei locali del bistrot, oltre ad altre contestazioni accettate dal museo. "La somma dell’accordo è stata però saldata con gli arredi del locale – insiste Curcio – mentre l’affitto è stato ridotto a 1800 euro fino al 2028", utenze escluse (per queste, da febbraio, Pa.Ba deve pagare 1100 euro a forfait nel caso di impossibilità di gestire autonomamente il contatore).

Nella lista nera portata in commissione sono passati in rassegna anche i "40mila euro corrisposti all’ex direttrice Cristiana Perrella per sei mesi dopo il licenziamento in tronco avvenuto nell’autunno del 2021". Sempre con Perrella è in corso una transazione che sarebbe definita ma non conclusa e sulla quale vige una clausola di riservatezza che finora ha impedito di conoscere la somma. Clausola di riservatezza che non convince il presidente della commissione controllo e garanzia Soldi, che ha chiesto gli atti del cda dal gennaio 2022 a oggi. Ancora, sotto la lente lo studio commissionato alla società Formules di Milano pagato 11mila euro "per concludere che il museo stacca pochi biglietti in relazione ai costi di gestione". Nel calderone pure i 24mila euro pagati alla società londinese incaricata di individuare il nuovo direttore, "col risultato di conferire l’incarico a una figura alla sua prima esperienza in questo ruolo", aggiunge Curcio. Spese eccessive a fronte di incassi irrisori (appena 1300 biglietti interi staccati per le mostre nel 2022) che hanno convinto il consigliere della Lega a presentare un esposto alla Corte dei conti.

Oggi intanto un altro round con l’incontro tra il cda e i sindacati che hanno un’unica richiesta, ossia la revoca dei licenziamenti: "Non possiamo accettare che l’incompetenza di altri venga pagata dai lavoratori", dicono Bettini (Cgil) e Pini (Uil). La seconda data da segnare è il 21 settembre: incontro con la Regione di cda, Comune e sindacati. La terza data è il 28 settembre: in commissione controllo e garanzia è atteso il presidente Lorenzo Bini Smaghi. Intanto ieri Giani ha risposto in consiglio regionale ad un’interrogazione della Lega: "I licenziamenti non sono accettabili. Ne ho parlato con il sindaco: è necessario fare del Pecci un centro vivo in cui ogni giorno c’è un’iniziativa".

Silvia Bini