Dopo l’ufficializzazione dei licenziamenti in tronco di due dipendenti del Pecci, i sindacati passano al contrattacco. Lo fanno annunciando un’assemblea generale dei dipendenti in programma lunedì 4 settembre, nel corso della quale sarà proclamato lo stato di agitazione. Non solo. Durante la settimana della festa della città, ci saranno vari presidi nei luoghi simbolo di Prato e non è esclusa qualche manifestazione specifica durante le ricorrenze dell’8 settembre. Cgil e Uil chiedono il reintegro immediato dei due lavoratori (un licenziamento è già stato impugnato) e l’apertura di un tavolo sindacale di confronto alla presenza del cda del Pecci e delle istituzioni pubbliche che finanziano il museo.
"I licenziamenti sono stati effettuati con modalità vergognose – accusano Alessio Bettini della funzione pubblica Cgil e Patrizia Pini della Uil -. Smentiamo categoricamente la ricostruzione del cda della Fondazione in cui si parla di licenziamenti preannunciati. Qui sono state mandate via due persone senza dare informazioni a nessuno, in una totale condotta antisindacale. E nessuno a Prato può pensare di non passare dai sindacati per le ristrutturazioni aziendali". Cgil e Uil poi fanno pubblicamente una serie di domande al cda della Fondazione, invitando tutta la città alla sensibilizzazione sul tema. "Se nel pubblico ci si comporta così, allora cosa potrà succedere nel privato? – si domandano Bettini e Pini -. Il reintegro dei lavoratori deve essere una lotta di tutti. Poi vogliamo sapere perché per tre mesi sono stati pagati stipendi a due direttori contemporaneamente, come si è chiuso l’accordo stra-giudiziale con l’ex direttrice Perrella, se sono stati sforati i budget per le mostre e quanto si è speso di avvocati".
Secondo i sindacati già nel 2021 il Pecci aveva risparmiato 100.000 euro sul personale con una serie di pensionamenti anticipati. E sollevano perplessità sui 142.000 euro di consulenze in bilancio 2023. "Perché sono stati licenziati proprio questi due lavoratori? – chiedono ancora i sindacati -. E perché non si dice che il Pecci apre poche volte alla settimana a seguito del taglio del 30% dell’appalto per il servizio d’apertura del centro?". Infine il passaggio sulla politica. "L’azione di governo ora si misurerà sulla capacità di risolvere questa vicenda – concludono Bettini e Pini -, e su come riusciranno a dare una indicazione di governance. Possibile che si continui a non valorizzare il Pecci e ad affidarlo solo a personaggi che guardano esclusivamente alla gestione dei conti?".
Intanto con una lettera unitaria tutti i dipendenti del Pecci si schierano al fianco dei due ex colleghi licenziati. "Gli esprimiamo piena solidarietà – dicono -. I licenziamenti sono stati effettuati con modalità inaccettabili e irrispettose delle professionalità del museo, dalle quali prendiamo le più nette distanze. Esprimiamo inoltre forte preoccupazione per la gestione del Centro, le cui difficoltà economiche possono essere affrontate con una visione condivisa che non si limiti a soluzioni di breve respiro. Chiediamo a direzione e cda di revocare i licenziamenti e di avviare un confronto trasparente che coinvolga anche i dipendenti".
Stefano De Biase