A picchiare Martina Mucci, cameriera pratese di 29 anni, sulla porta di casa sarebbero stati due ventenni fiorentini pagati dall’ex fidanzato della donna, Emiliano Laurini, 41 anni residente a Scandicci, per pestare a sangue. E’ l’agghiacciante storia che emerge dietro alla violenta aggressione avvenuta ai danni di Martina Mucci, nella notte fra il 20 e 21 febbraio scorsi, alla Pietà, dove la donna vive insieme alla mamma. Ieri la squadra mobile di Prato, diretta da Alessandro Gallo, ha eseguito tre misure cautelari in carcere, disposte dal gip di Prato Francesca Scarlatti, nei confronti dell’ex fidanzato della vittima, Laurini, Mattia Schininà, 21 anni, e Kevin Mingoia, 19 anni, entrambi residenti a Scandicci, rispettivamente intermediario ed esecutore materiale. Un quarto uomo, il secondo esecutore materiale, è in via di identificazione. Sono tutti accusati di rapina (nell’aggressione i due portarono via la borsa della ragazza), lesioni aggravate e sfregio permanente aggravato (il reato introdotto dal "codice rosso" che prevede pene severissime). Il motivo di tanta ferocia contro Martina? Pura e semplice "gelosia, un’azione punitiva postuma nei confronti della giovane", ha spiegato il procuratore Giuseppe Nicolosi (le indagini sono state coordinate dal pm Valentina Cosci).
Ma la cosa più inquietante è che quello di Martina non sarebbe l’unico caso. Durante le indagini della squadra mobile, sarebbero emersi altri due episodi di donne picchiate dal gruppo di giovani dietro compenso (poche centinaia di euro). Una si sarebbe fatta medicare all’ospedale di Torregalli a Firenze, l’altra non è stata identificata in quanto non ha sporto denuncia perché minacciata dai suoi aguzzini.
Secondo quanto accertato dalle indagini, Laurini si sarebbe rivolto a uno dei ventenni, Schininà, perché facesse da intermediario trovando chi materialmente (uno è Mingoia) sarebbe andato a picchiare Martina. E così è stato: l’intermediario ha assoldato i due ventenni che la notte fra il 20 e il 21 febbraio 2023 si sono appostati sotto casa della ragazza, in via della Fonderia alla Pietà. Hanno atteso che la ragazza tornasse dal lavoro – fa la cameriera all’Hop’n Drop di viale Galilei – e l’hanno aggredita. Quando Martina è entrata nell’androne del palazzo l’hanno avvicinata alle spalle, gettata a terra e picchiata sul volto senza pietà insistendo in particolar modo sul volto, sui denti – a cui le teneva tantissimo – e sul naso. L’hanno anche ferita con qualcosa di appuntito (un rasoio o un’arma da taglio sul viso) nel tentativo di tagliarle i capelli. "Colpivano ai denti e al naso, mi volevano sfregiare", sono state le prime parole della ragazza dopo l’aggressione. I due sono scappati quando qualcuno ha acceso la luce delle scale sentendo le grida. Nella fuga si sono portati via la borsa.
Le indagini della squadra mobile sono partite proprio da Laurini. L’uomo è stato intercettato e subito è apparsa chiara la sua responsabilità quale mandante. L’ambiente in cui si è scavato è quello dei buttafuori e delle palestre di pugilato fra Prato, Firenze e Scandicci. Del Calcio Storico e della Palla Grossa. Ne è emerso un quadro fosco e terrificante. L’intermediario e i due aggressori non sarebbero coinvolti solo nel pestaggio della povera Martina Mucci ma sarebbero responsabili di almeno altri due casi di pestaggi di donne. Aggressioni che eseguivano su commissione dietro pagamento di somme di denaro: si parla di poche centinaia di euro. Nell’ordinanza del gip di Prato è contestato solo l’episodio della Pietà. Sugli altri casi le indagini sono in corso in quanto le vittime non hanno denunciato.
"Ne emerge un quadro inquietante – ha detto il procuratore Giuseppe Nicolosi – Un congruo numero di persone, apparentemente incensurate, che per denaro sono disposte a picchiare, a fare spedizioni punitive tipo quella di cui è stata vittima la ragazza di Prato. E’ un sottobosco di gente abituata alla violenza". I tre arrestati sono stati portati in Questura a Prato in attesa di essere trasferiti in carcere.
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Laura Natoli