ANNA BELTRAME
Cronaca

Peter Brook, quei giorni memorabili Il Mahabharata che cambiò il teatro

Al Fabbricone nell’85 l’unica tappa italiana del suo capolavoro: nove ore di spettacolo dal tramonto all’alba. Calamai: "Pietra miliare, spettatori da tutta Italia". Nel 2005 al Met la strepitosa pièce dalle lettere di Cechov

di Anna Beltrame

Era settembre, faceva molto caldo. Introducendo la maratona del suo "Mahabharata" Peter Brook disse che Prato gli aveva dato una possibilità di aderenza straordinaria alle sue intenzioni, fornendogli il clima torrido tipico dell’India. Furono giorni memorabili, perché memorabile fu quello spettacolo: prima nazionale al Fabbricone, dopo il debutto ad Avignone, per l’unica tappa italiana dal 18 al 25 settembre del 1985. Peter Brook, il Maestro, è scomparso domenica a 97 anni. Oggi vale la pena ricordare quei giorni e quel capolavoro che richiamò a Prato appassionati di teatro da tutto il Paese. Nove ore di spettacolo dal tramonto all’alba del giorno dopo. Direttore del Metastasio era il compianto Montalvo Casini, presidente Giancarlo Calamai, che di quei giorni tutto ricorda. "Fu un evento, una pietra miliare del teatro europeo – dice – e contribuì a consolidare la fama del nostro teatro. Negli oltre dieci giorni di recite arrivarono a Prato moltitudini di persone. Fu un successo enorme, per l’originalità dell’allestimento e la bravura di tutto il cast. Lo staff del Metastasio fu messo a dura prova, mostrando tutta la sua capacità organizzativa e professionalità".

Uno stupefacente poema epico composto da diecimila versi scritto in sanscrito da un Omero indiano fra il secondo e il quarto secolo dopo Cristo: questo è il "Mahabharata", al cui adattamento teatrale Jean Claude Carrère lavorò per anni e che Brook portò in scena con un cast intrernazionale di attori, fra i quali Vittorio Mezzogiorno. "Ciascuno di noi ha cercato di riflettere nel Mahabharata qualcosa di personale: vogliamo in tal modo celebrare un’opera che appartiene all’India ma la cui eco è percettibile ovunque", scrisse all’epoca il grande regista. "Peter Brook chiedeva allo spettatore un atteggiamento diverso, un modo differente di stare a teatro, di interrogarsi, di mettersi alla prova e di accettare un rito che rompesse le regole della quotidianità – è il ricordo oggi del Teatro Metastasio –. Un’idea molto semplice ma radicale e potentissima che si manifestava nel suo lavoro di semplificazione del linguaggio teatrale per portarlo direttamente al lavoro dell’attore: la parola, il gesto, il movimento".

Il Maestro tornò a Prato vent’anni dopo il "Mahabharata" con "Ta main dans la mienne", lo spettacolo tratto dal testo di Carol Rocamora sul carteggio che Anton Cechov e sua moglie, la celebre attrice russa Olga Knipper, intrattennero per sei anni, dal momento del loro innamoramento alla morte di lui. Sul palco del Metastasio due attori strepitosi: Natasha Parry, moglie di Peter Brook morta nel 2015, e Michel Piccoli, scomparso due anni fa. Era un altro mondo. "Mi fa paura pensare che quando facemmo il primo Mahabharata c’era un grande ottimismo nel mondo e speranza per il futuro. Solo trent’anni dopo siamo di fronte al nostro sfacelo. Quello che viene espresso nel Mahabharata è che esiste una certa armonia del mondo, un’armonia cosmica, e gli individui possono contribuire a essa o distruggerla", il Maestro lo disse in un’intervista del 2016. Adesso è molto peggio.