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Pieri e Santi, la scuola: "Prato è un modello da studiare in Italia. Ma ora non basta più"

Le ex assessore di Forza Italia e Pd in coro: "Quanti progetti e idee. Il Comune ha fatto tanto, da decenni. Adesso serve lo Stato".. Santi: "Sono per lo ius soli. Pieri: "Ius scholae un’opportunità, ma..." .

Rita Pieri, Forza Italia

Rita Pieri, Forza Italia

PRATO

"Ius scholae? Io sono per lo ius soli. Se un bambino nasce e resta in Italia per me è italiano. Vive in Italia e a 18 anni decide cosa fare. Trovo quasi imbarazzante che si parli di questi temi puntualmente dopo le Olimpiadi e d’estate. Il tema c’è sempre. E i problemi pure, nelle scuole pratesi a maggior ragione, vista la città così profondamente multietnica. Se non ci fossero le azioni che da anni il Comune mette in campo, se non ci fossero le scuole...". Ilaria Santi, insegnante e assessore alla pubblica istruzione fino allo scorso giugno, iscritta al Pd. "Lo ius scholae può essere un’opportunità per chi la vuole cogliere, ma va detto anche che a Prato la maggior parte dei bambini e dei ragazzi di origine straniera che frequentano le scuole è cinese e sono poche, molto poche, le richieste di cittadinanza, visto che fino ad oggi prevale il desiderio di mantenere quella della madre patria. Il tema che mi sta più a cuore è però un altro: come fare in modo che la scuola diventi ancora di più un luogo fondamentale per la crescita, l’inclusione, la formazione dei ragazzi. Prato potrebbe essere presa a modello, ma non possono bastare le nostre scuole e il Comune...". Rita Pieri, dirigente scolastica ed ex assessore all’istruzione, con Forza Italia.

Due donne della scuola, due donne delle istituzioni. Tante riflessioni condivise, pure nella diversità di estrazione politica. "Rita ha fatto un grande lavoro, spesso mi sono confrontata con lei", dice Santi. "Quanti progetti, quante idee per la scuola a Prato, dai tempi di Rita Frosini, alla legislatura di Ilaria. Ma il Comune, le scuole stesse, non possono risolvere tutti i problemi che ci sono solo con la buona volontà", dice Pieri. Allora ecco, entrambe, cosa auspicano per quel mondo che bene conoscono e al quale hanno dedicato e dedicano tanto impegno e tante energie. "Intanto abbiamo un 20-30% di alunni che arriva in corso d’anno – ricorda Santi –. Sono cinesi, nordafricani, pakistani e non sanno l’italiano. Il Comune finanzia i mediatori linguistici, ma nelle scuole così multietniche della nostra città servirebbero più insegnanti della classe di concorso A023 per l’insegnamento della nostra lingua agli studenti stranieri. Si pensi solo alle Cesare Guasti... Noi del Pd di Prato – aggiunge – abbiamo collaborato alla stesura di un emendamento al decreto sull’avvio dell’anno scolastico, che dovrebbe portare dal 2025 insegnanti in più di quella categoria. Una goccia nel mare, ma un passo avanti".

Secondo Pieri il problema vero è la conoscenza della lingua italiana. "Quanti ragazzi arrivano nel corso dell’anno scolastico e iniziano le lezioni senza sapere l’italiano – dice –. Mediatori linguistici e insegnanti sono indispensabili, ma non bastano. Siamo obbligati a inserire i ragazzi nelle classi in base all’anagrafe, ma sono convinta che un anno o dei mesi impegnati a imparare la lingua siano necessari. Non è escludere questo, al contrario è lavorare per l’inclusione. Non sarebbero mesi perduti, sarebbero mesi preziosi. Meglio stare in una classe con pari età sentendosi emarginati per la barriera della lingua o meglio avere del tempo per imparare lo strumento principe per poter apprendere e poter stare insieme agli altri, cioé la lingua?".

Classi con la stragrande maggioranza di alunni di origine straniera, classi con anche un solo bambino italiano, classi con allievi che arrivano magari a gennaio. Questa è Prato, con un ragazzo o bambino su tre che non è di origini italiane e uno su quattro che è cinese, come dicono i numeri dell’anagrafe.

"A Prato il Comune investe nella scuola statale perché lo Stato non fa abbastanza – continua Santi –. In questo caso non conta il colore delle maggioranze, né a Roma, né qui. Le dimensioni del fenomeno migratorio a Prato in particolare, ma ormai in mille altri luoghi d’Italia, impongono una riflessione e un cambio di rotta. La scuola è determinante per il futuro del Paese. Chi ha il compito di decidere a livello nazionale venga qui e impari da Prato. Venga a conoscere quello che nelle classi o grazie alla musica è stato fatto per abbattere le barriere". Dello stesso avviso Rita Pieri. "Prato deve essere un esempio, un modello – aggiunge –. Vengano qui a vedere cosa si è fatto in questi vent’anni. Cosa hanno fatto le scuole, il Comune, le istituzioni culturali. Vengano a vedere la scuola di musica Verdi, la Camerata, i nostri teatri. Scuola, cultura e sport: sono pilastri di civiltà e di pari opportunità, non mi stancherò mai di ripeterlo. Prato precorre i tempi, non può continuare a farcela da sola".

Anna Beltrame