
L’ambulatorio nella casa della salute Prato centro est ha trattato 139 persone al 31 marzo. I limiti del meccanismo e la svolta possibile col ’triage out’ indicato dalla Regione e mai attuato. .
Siamo ormai agli sgoccioli con la sperimentazione del Pir, il Punto di intervento rapido sanitario in funzione da dicembre scorso nella casa della salute Prato centro est di via Fra’ Bartolomeo. La scadenza dell’attività ambulatoriale, un progetto regionale recepito dall’Asl Toscana centro per offrire una risposta ai bisogni non di emergenza dei cittadini, è fissata per giugno. Una struttura che avrebbe dovuto portare sollievo prima di tutto al pronto soccorso del Santo Stefano, pressato da un’affluenza in crescita tanto da raggiungere ormai i numeri della soglia pre-covid. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto: tra gli anelli deboli del servizio, che avrebbe dovuto prendere in carico quei casi sanitari da monitorare ma non da giustificare il ricorso alla medicina d’urgenza, c’è, come detto dagli stessi addetti ai lavori, la formula con cui è stato concepito. Nel dettaglio: apertura dell’ambulatorio dal lunedì al venerdì 8-20 senza accesso diretto ma su invio del curante o del 116117, coinvolgimento, almeno fino a febbraio scorso di sole due aggregazioni funzionali (gruppi di medici di base), poca strumentazione diagnostica, oggi implementata, e formazione dei medici che si è svolta a servizio già avviato. A febbraio scorso i numeri dell’affluenza hanno messo in evidenza queste criticità: nemmeno un accesso al giorno nei primi due mesi. Una svolta c’è stata come mostra il monitoraggio dell’Asl. "Da una media di un accesso al giorno a dicembre 2024, a marzo 2025 il numero medio di utenti inviati al Pir giornalmente varia da 4 a 10. L’età media dei pazienti è di 52 anni – sottolinea l’Asl – . In tutto sono state 139 le persone trattate fino al 31 marzo scorso e di queste il 91,4% inviato dal medico di famiglia". Un paziente su 3 ha ricevuto una prescrizione di visita o prestazione diagnostica di approfondimento e sempre un paziente su 3 ha ricevuto una prestazione infermieristica. Ricordiamo che il Pir è stato potenziato "con l’approvvigionamento di Point of Care Test che permettono l’esecuzione dei principali test ematici, assicurando risposte rapide e la dotazione diagnostica oggi può contare su elettrocardiografo ed ecografo". Dall’Asl fanno sapere, che le patologie trattate hanno riguardato prevalentemente traumatismi minori, necessità di medicazioni, piccole ferite, attacchi di panico, punture di insetto, sintomatologie aspecifiche con necessità di approfondimenti diagnostici (quali Ecg), dolori neuromuscolari. Un Pir che sembra in ripresa rispetto a febbraio scorso quando il punto pratese risultava debole in confronto con l’analogo servizio a Torregalli (qui 561 accessi). In questo caso c’è una piccola, ma fondamentale differenza: il punto di intervento fiorentino è collegato al pronto soccorso del nosocomio Torregalli ed è facile per l’infermiere al triage inviare al servizio i pazienti con i codici più lievi.
Eppure esiste una delibera regionale del maggio 2023 che individua gli indirizzi operativi per prevenire e gestire i fenomeni di overcrowding e boarding negli ospedali della Toscana. La delibera, a quanto pare finita nel dimenticatoio, prevede un sistema di "triage out", come chiave di volta per alleggerire la pressione sul pronto soccorso a condizione che il territorio sia potenziato con strutture socio sanitarie a breve distanza geografica dall’ospedale a cui i cittadini possano essere indirizzati. Un progetto al quale stava lavorando anche Prato come è emerso nel corso delle iniziato decennale del Santo Stefano tra cui il ciclo di incontri "Un sano confronto".
Sara Bessi