Pitti Filati si veste di speranza. Parola d’ordine: "Sostenibilità"

Anche indicazioni positive dall’edizione numero 95 cui hanno preso parte 31 aziende pratesi .

Pitti Filati si veste di speranza. Parola d’ordine: "Sostenibilità"

Pitti Filati si veste di speranza. Parola d’ordine: "Sostenibilità"

È piaciuta l’edizione numero 95 di Pitti Filati iniziata con un giorno di anticipo per evitare sovrapposizioni con l’altra manifestazione internazionale, il Tour de France. Una proposta apprezzata sia dagli espositori che dai clienti provenienti dal Far East, dall’Europa e in gran parte anche dagli Stati Uniti. Delle 142 aziende in fiera, ben 31 sono state quelle provenienti dal distretto pratese. Una fetta consistente che ha dimostrato la resilienza di un distretto arrivato alla kermese con l’affanno per un 2023 affatto brillante.

"Sono state giornate fluide e piene di appuntamenti – commenta Raffaella Pinori di Pinori group – che hanno rivelato come sia stata azzeccata la scelta di anticipare il salone di un giorno. Ancora non abbiamo i dati definitivi dell’affluenza dei visitatori, ma la sensazione è di essere in linea con il medesimo periodo di presentazione delle collezioni autunno-inverno. Abbiamo visto giapponesi, americani ed europei, anche se meno asiatici rispetto a prima del covid".

La tre giorni di kermesse alla Fortezza da Basso è stata attraversata da sentimenti contrastanti per le 31 filature pratesi. Da una parte le aziende sono approdate a Firenze provate da un 2023 in flessione rispetto agli entusiasmi del 2022 e per alcune reso ancora più difficile dall’alluvione di novembre scorso. Fatti a cui si aggiunge un primo semestre 2024 zoppicante con pochi ordini dovuti principalmente ad un overstocking dei clienti e calma piatta sul mercato minato dall’inflazione e dall’instabilità internazionale. Dall’altra, come detto, gli stand hanno brulicato fin dal primo giorno di numerose presenze. Il 2024 è un anno definito di ’rimbalzo’ in cui le incertezze internazionali non permettono di fare molti programmi, sebbene c’è chi tra le aziende pratesi ha continuato ad investire per non farsi trovare impreparate al momento di una ripresa che, stando alle previsioni di esperti del settore, si può collocare nel secondo semestre del 2024 con il consolidamento ad inizio 2025. Al Lanificio dell’Olivo, danneggiato dall’alluvione, per esempio, "si stanno valutando nuovi investimenti legati ad Industria 5.0 e nella logistica su come mitigare il rischio alluvione", dice il Ceo Fabio Campana.

C’è un altro fenomeno che emerge da Pitti filati: le certificazioni di sostenibilità sono la conditio sine qua non per rimanere sul mercato. Il distretto sta lavorando, come ricorda Confindustria Toscana Nord, per promuovere la certificazione autonoma Grs (standard di prodotto internazionale per la produzione sostenibile di indumenti e prodotti tessili realizzati con materiali da riciclo) fra le imprese terziste, primo passo per la tracciabilità di tutta la filiera tessile pratese. E c’è chi va oltre, come alla Filitaly Lab, che ha la certificazione di parità di genere. "Siamo la prima azienda nel campo manifatturiero", dicono Ilaria e Francesca Tuci. Settore in controtendenza è quello degli accessori, più avvicinabili rispetto al lusso di alto livello. L’esempio arriva da Jump di Jacopo Sergiusti che realizza sciarpe e copert. Pitti filati ha chiuso con i vincitori del concorso di Feel The Yarn® promosso da Consorzio promozione filati: prima Viola Schmidt con i filati di Filatura Tollegno 1900 e secondo Hartej Singh in abbinamento a Industria Italiana Filati di Prato.

Sara Bessi