
Poggio a Caiano, macellazione clandestina di un montone, indagano Procura e Asl
Il montone sgozzato a Poggio a Caiano per la "festa del sacrificio" proviene da una rete clandestina di pastori e non dalla filiera degli allevamenti. La carcassa è stata distrutta su ordine del pubblico ministero in quanto impossibile risalire con certezza al venditore. La procura di Prato da mercoledì si occupa del caso della famiglia di via Virginia, residente in un complesso di case popolari dell’Epp e responsabile di questa macellazione clandestina. L’indagine dell’Asl è orientata verso i pastori che senza rispettare la filiera degli allevamenti, vendono i capi di bestiame senza lasciare traccia a livello sanitario e fiscale. "Lunedì – spiega il comandante della municipale Matteo Maria Berti – insieme alla Asl porteremo tutta la documentazione, per le rispettive competenze, in Procura. Resta il fatto che questi gesti avvengono nel chiuso delle abitazioni e se i cittadini non avessero notato il sangue in strada, non ne saremmo venuti a conoscenza". Il rito, lo ricordiamo, è stato scoperto proprio perché la coppia di origine marocchina ha rovesciato i secchi di sangue e le interiora sotto il marciapiede, affinché finissero nel tombino e la gente ha visto questo sangue scorrere e sul momento ha pensato al peggio. Silenzio e omertà, invece, da parte di tutto il condominio con il parcheggio proprio sotto le abitazioni: come si può portare un montone vivo in casa senza essere visti da nessuno? La Lav di Prato chiede che siano applicate le sanzioni dovute ai responsabili della macellazione del montone. "Ricordiamo – scrive in una nota Cristiano Giannessi, responsabile della Lav di Prato - che la macellazione rituale fuori da macelli autorizzati viola il Regolamento Europeo. Tale attività, poiché illegittima, è considerata pratica che causa sofferenza configurando, tra l’altro, i reati di uccisione e maltrattamento di animali, previsti dal codice penale. Inoltre, gli animali utilizzati per questa pratica illegale, generalmente senza marca auricolare, vengono venduti da allevatori in maniera illecita contravvenendo alle norme che ne regolamentano il trasporto e senza emettere fattura di vendita. Ci auguriamo che le autorità competenti possano far chiarezza sulla provenienza dell’ovino perseguendo amministrativamente e penalmente l’allevatore e gli esecutori del sacrificio ed aumentando i controlli, anche preventivi, in questo periodo dell’anno. L’ufficio legale di Lav studierà con attenzione l’accaduto facendo in modo che siano applicate tutte le sanzioni dovute nel rispetto della Legge". M. Serena Quercioli