Il Polimoda è stato protagonista a Prato i giorni scorsi con Lidewij Edelkoort, tra le più autorevoli trend forecaster al mondo, presentando nella sede di Prato di Confindustria Toscana Nord, ‘A Declaration of Change: Radical Metamorphosis’ e un’anteprima del ‘Master in Textiles: from Farm to Fabric to Fashion’ di’. Gli spunti di riflessione sono stati diversi, legati in particolare alla percezione della moda e a come sono cambiate le dinamiche di consumo delle nuove generazioni. Ne parla Massimiliano Giornetti, direttore del Polimoda.
Quale futuro ha davanti il mondo della moda?
"E’ fondamentale la sinergia, uno scambio culturale tra mondo dell’industria da una parte e il mondo dell’educazione dall’altra, tra esperienza, il know-how e savoir faire e una proiezione alla ricerca, all’innovazione che è tipico della Gen Z. Una generazione che nasce con valori differenti rispetto al passato, basata sulla diversità, sull’inclusività, sul concetto di sostenibilità. Insieme possono creare quello che, dal mio punto di vista, è oggi la definizione di una moda diversa: un’architettura del corpo da una parte e un’espressione culturale dall’altra".
Da dove partire?
"Il tessuto è la base di questa architettura, l’elemento che separa in maniera quasi feticistica il corpo, la nostra personalità, dallo spazio che ci circonda: quindi il tessuto diventa un elemento che, costruito attraverso la geometria del pattern making porta a una espressione culturale e personale a creare la sinergia del futuro. L’innovazione creativa dei giovani, che è esplosiva, e la cultura del saper fare che è patrimonio di Prato stessa. Quindi vedo una futura collaborazione tra Firenze e Prato, tra i nostri talenti e le imprese del mondo tessile pratese. Una unione fondamentale per costruire l’espansione e l’esplosione della moda del futuro".
Come possono contribuire gli studenti che arrivano al Polimoda da tutto il mondo?
"Oggi la figura dello studente è un patrimonio, è come un ‘laboratorio’ in cui sperimentare. Penso che sia quello che manca attualmente all’industria tessile e in senso più lato alla moda, credo sia proprio la capacità di sperimentare. Ci siamo un po’ seduti in quello che è un saper fare che sicuramente è squisitamente italiano ed artigianale, ma che negli ultimi anni manca di un progresso. Se guardo alla moda di quest’ultima decade vedo una forma di ripetizione, quasi un cerchio, il ritornare di nuovo al vintage, agli stessi tessuti, alle stesse forme. Per rinnovare la moda è utile questa sinergia tra il mondo di Polimoda che è fatto di 1800 studenti l’anno da 74 paesi che arrivano a Firenze per studiare moda, per calarsi in un bridge culturale che parte dall’origine, ma si fonde con quel senso del saper fare che tipicamente fiorentino e anche pratese".
La moda del futuro inizia quindi dalla Toscana?
"E’ importante la fusione tra il mondo industriale pratese e la visione vivace e a volte impetuosa dei giovani creativi che vengono a studiare da noi: da qui può iniziare un nuovo processo che è quello della moda del futuro".