
Polizia penitenziaria, cresce la protesta. "Nessuno ci ascolta"
Dallo stato di agitazione proclamato il 14 aprile alla decisione di un’azione ancora più incisiva e clamorosa: l’astensione dalla mensa obbligatoria di servizio. Ecco la forma di protesta che le organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria hanno deciso di attuare di fronte "al completo silenzio da parte dell’amministrazione penitenziaria e dagli organi in indirizzo, considerato il perdurare di una situazione lavorativa quotidiana non più tollerabile". Sono tutte unite le segreterie sindacali territoriali di Prato, decise a portare fino in fondo una battaglia per un lavoro più dignitoso e sicuro all’interno della casa circondariale della Dogaia. Le sigle firmatarie della lettera e aderenti alla protesta sono Nicola Pastore di Sappe, Giuseppe Di Stasi di Osapp, Ivan Bindo della Uil, Paolo Alonge della Uspp Giuseppe Serio di Fsa-Cnpp.
"Attendiamo con urgenza di essere convocati dai vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria affinché venga messo un freno a questa situazione che non è proprio più sostenibile - scrivono ancora i sindacalisti degli agenti di polizia penitenziaria -. Qualora non dovessimo ricevere risposte celeri, andremo avanti con le manifestazioni attuali e attiveremo anche altre forme di protesta".
Ricordiamo che il lunedì di Pasquetta è stato registrato un episodio di violenza all’interno della Dogaia: un detenuto italiano di 32 anni e con problemi psichiatrici ha aggredito con violenza e senza una motivazione ben precisa un poliziotto, rompendogli setto nasale e due denti. Quest’ultimo è stato trasportato con un mezzo del 118 al pronto soccorso del Santo Stefano per le cure del caso.