Polveriera Dogaia: "Celle senza docce e temperature roventi. Il periodo è difficile"

L’intervento del sindacalista della Cgil Nolè dopo l’ennesima tragedia "In estate il carcere diventa un forno, mancano le scuole e le prospettive di lavoro. Il sistema è completamente fallito" .

Polveriera Dogaia: "Celle senza docce e temperature roventi. Il periodo è difficile"

Disagi al carcere dopo l’ultimo episodio tragico Immagine d’archivio

"Celle con temperature roventi e senza le docce, nonostante una direttiva del 2000 disponesse di adeguarle. Là dentro le difficoltà sono tantissime, non solo per i detenuti ma anche per il personale che ci lavora". Donato Nolè, coordinatore nazionale Fp Cgil per la polizia penitenziaria, a lungo in forze alla Dogaia, interviene nel dibattito sollevato dopo l’ultimo episodio tragico avvenuto all’interno della casa circondariale di Prato: un giovane detenuto, 27 anni, di origini sinti, si è tolto la vita sabato sera impiccandosi nella cella con le lenzuola. Era il detenuto numero 60 che, a livello nazionale, si è tolto la vita dall’inizio dell’anno dentro a un carcere. Un triste primato che ieri è stato subito superato dal suicidio numero 61, avvenuto a Rieti.

"Siamo arrivati a un livello di crisi altissimo – aggiunge Nolè – in tutte le carceri italiane, bisogna che qualcuno se ne renda conto. Come polizia penitenziaria siamo allo stremo".

In merito alla Dogaia, Nolè spiega che si tratta di un carcere di "difficile gestione" in quanto è una struttura complessa formata da circuiti differenti che richiedono attenzioni e trattamenti diversificati. "Non ci sono problemi di blatte o degrado come è stato riscontrato a Sollicciano – dice ancora il sindacalista – il carcere di Prato è molto più pulito. Ci sono altre tipologie di problemi: è un blocco di cemento armato, senza aria condizionata, in questo periodo diventa un forno. Se si fosse dato attuazione alle disposizioni del 2000, almeno i detenuti avrebbero ora la possibilità di farsi la doccia e le ore d’aria sono limitate. In questa stagione i problemi aumentano".

Nolè parla della mancanza, in estate, delle scuole che almeno diventano un momento di "socialità" per i detenuti, anche "per quelli a cui la scuola non interessa" e della mancanza di prospettive, ad esempio, di un lavoro o dell’inserimento in una professione.

Le difficoltà sono tante per il personale di polizia penitenziaria: prima fra tutte l’assenza di un direttore titolare e di un comandante titolare, "posti che non interessano più a nessuno, soprattutto quello di comandante che non offre neppure possibilità di carriera". "Sollicciano ha solo la media sicurezza e un piccolo circuito per i detenuti con problemi psichici. Prato è uno dei carceri più complessi ed è quello che è stato più maltrattato. Ha retto finché non è andato al collasso. Ogni settimana ci sono dieci assegnazioni per ordine e sicurezza da tutta la Toscana. Non ci sono risposte, non ci sono le capacità per portare a eventuale condanna chi organizza rivolte. Servirebbe una strategia diversa per queste persone violente. Resta un senso di impunità che favorisce certi comportamenti". Secondo il sindacalista, i problemi si elevano in maniera esponenziale anche con i nuovi decreti. "L’ultimo ha aumentato il numero di telefonate per detenuto – spiega – Abbiamo 4 linee per 600 detenuti. Vanno accompagnati, vanno controllati. Non ci sono le risorse per fare una cosa del genere. Le cose prima si fanno e poi si annunciano. Questo crea disagio ai detenuti, li fa arrabbiare".

"Il sistema è fallito. Non c’è più il sistema carcere – conclude –. Il personale di polizia penitenziaria è stremato. Non si riesce a pianificare una serie di interventi. Siamo abbandonati".

Laura Natoli