LAURA NATOLI
Cronaca

Post su Facebook, condannato consigliere comunale del M5S

La grillina Silvia La Vita deve pagare 5mila euro di danni a Fonderia cultart

Silvia La Vita

Silvia La Vita

Prato, 24 marzo 2018 - Le sue esternazioni su Facebook le sono costate care. Per il giudice di pace di Prato, Emanuele Calabrese, ci fu «diffamazione». Una sentenza che potrebbe diventare pilota per tutti coloro che si lanciano in giudizi sui social network pensando di restare «impuniti». Ma, questa volta, alla grillina Silvia La Vita non è andata bene e i suoi commenti su Fonderia cultart le sono costati una condanna in sede civile per diffamazione: dovrà risarcire la cooperativa con 5mila euro (oltre a pagare le spese legali) per danno d’immagine. «Senza ombra di dubbio», scrive il giudice, quelle affermazioni sui giornali e nei post pubblicati su Facebook sono «preordinate a ledere la reputazione e il decoro professionale» della cooperativa. Una motivazione sufficiente – per il giudice di pace – a condannare Silvia La Vita, consigliere comunale dei Cinque Stelle. A inguaiare La Vita sono state alcune affermazioni apparse non solo sui giornali ma anche sul suo profilo personale di Facebook, fra il dicembre del 2014 e l’aprile del 2016. Nel mirino della consigliera era finita Fonderia cultart che negli anni ha collaborato con il Comune nell’organizzazione di eventi come il Settembre pratese, la Palla grossa o il Prato festival. Tante collaborazioni fra il Comune e la cooperativa che hanno scatenato i commenti della consigliera grillina. La Vita aveva sollevato dubbi sul rapporto fra l’amministrazione e i gestori di Fonderia e sugli affidamenti degli eventi, spesso aggiudicati dalla cooperativa.

La Vita non si è mai presentata di fronte al giudice di pace restando contumace nonostante sia stata regolarmente citata. La sentenza è del settembre scorso ma non è mai stata impugnata.

Il giudice riporta alcune delle frasi incriminate scritte e dette da La Vita. «Con tutti i soldi dati a loro diventavo brava anche io». Oppure: «Tramite affidamenti diretti con il giochino dello stiamo sotto i 40mila», la soglia minima per scansare le gare per gli affidamenti dei servizi. E ancora: «I soliti soggetti (diceva La Vita riferendosi ai gestori di Fonderia) in maniera abituale e ricorrente negli anni prendono gli affidamenti diretti...», «Gli amici degli amici del Comune», «Il funzionare non c’entra nulla con l’andare contro le norme...», scriveva.

I commenti erano diffusi «in un contesto – nota il giudice – volto a ingenerare nel lettore un forte discredito sulle capacità professionali della Fonderia ledendo così la reputazione della compagine sociale. La Vita continuava nella diffusione delle affermazioni diffamatorie anche successivamente alla notifica dell’atto di citazione». Sapeva di aver un procedimento contro di lei ma continuava ad attaccare Fonderia. Un comportamento che secondo il magistrato «travalica i limiti del diritto di cronaca e di critica in quanto mancano i presupposti riguardo alla verità oggettiva, o anche solo putativa, della notizia diffusa». Per il giudice i giudizi espressi si traducono «in un attacco personale e gratuito nei confronti della cooperativa Fonderia, provato anche dal comportamento di La Vita che, nonostante sia stata citata, non è comparsa di fronte e nulla ha contestato». Quindi, occhio a quello che scrivete su Facebook.