Prato Orrico: "Bisogna salire dalla serie D. Convincete Toccafondi: ama questi colori"

L’ex allenatore ha 84 anni. Guidò i lanieri nel 1986-87 e poi nel 2008-2009. "Con Andrea avevamo in comune lealtà e schiettezza"

Prato Orrico: "Bisogna salire dalla serie D. Convincete Toccafondi: ama questi colori"

Prato Orrico: "Bisogna salire dalla serie D. Convincete Toccafondi: ama questi colori"

Corrado Orrico, ex Inter, ex Udinese e via di seguito, 84 anni di anagrafe, 60 almeno di calcio, recuperò una seconda giovinezza con la chiamata del presidente Toccafondi nell’anno 2008-2009 dopo aver già guidato il Prato 1986-87, scendendo da Volpara in quel di Massa, dove si rifugiava ogni tanto a coltivare la nostalgia delle Apuane e le piantagioni di casa, mandando all’aria contratti anche lucrosi. Per raggiungerlo lassù, dove andammo a fargli firmare il contratto col Prato insieme a Andrea Toccafondi e Riccardo Santini, devi inerpicarti attraverso le pendici di S. Carlo, una selva dolce di faggi per arrivare a lui, quasi un miraggio, che ti accoglie ospitalissimo, braccia larghe, vino di Candia e lardo di Colonnata, profumo di cose semplici e schiette. Finalmente pensionato a tempo pieno, scende la domenica da Volpara a Ronchi.

"Prendiamo un caffè insieme", mi dice. Chi paga? lo provoco scherzosamente. "Non ho mai dato importanza ai soldi. Con il primo stipendio mi regalai la Treccani". Quando parla Corrado è ancora goduria. Lui lo sa col sussiego del personaggio scomodo, a costo di rompere rapporti lucrosi come quello con Pellegrini presidente dell’Inter. Se ne andò senza chiedere una lira di buonuscita. Lo ami o lo detesti. Ostentatamente colto, possiede 10.000 volumi, legge Joyce, Dos Passos, filosofi. "Preferisco questi ultimi, che spiegano il romanzo eterno della vita, rispetto ai romanzieri di routine", mi dice. Andava agli allenamenti con in tasca i racconti di Bukowski, l’anticonformista birra donne e follia.

Come ti legasti a Toccafondi pane e lavoro, tu che eri un poeta del calcio?

"Avevamo in comune lealtà e schiettezza. Sempre avuto grande stima di Andrea, anche se non gli levavi un duino di tasca nemmeno a far querciola. Ma a me i ricchi scemi, che affrontano il calcio per vanagloria, non sono mai piaciuti".

Con Toccafondi annullasti il contratto perché ritrovasti al raduno il fratello di Bobo, Massimiliano Vieri, che tu avevi depennato.

"Sì, Toccafondi me lo ripropose. Massimiliano era un bravo ragazzo, ma i bravi ragazzi vanno bene per farli sposare alle figlie: i più stravaganti, anche con pochi principi, sono quasi sempre quelli con maggior talento. Dissi arrivederci e grazie, ma con Andrea c’è sempre stato legame di reciproca stima".

Ora c’è Commini al timone.

"Non lo conosco, ma mi dicono sia uno di Roma. Io con i romani non ho mai fatto trina, perché risentono del Sacro Romano Impero e fanno tutto con prosopopea, dimenticando le insidie del calcio e pagandone i contraccolpi. Non mi dite che a Prato non si riesce a individuare qualcuno per salire dalla D".

Non si riesce.

"Convincete a tornare Andrea Toccafondi, che ha il cuore che batte per i biancazzurri".

Roberto Baldi