
In prima fila da sinistra, Diana Toccafondi, Chiara Bartalini e Benedetta Squittieri
Un’azione demiurgica, quella di Balli il Lanificio, applicata al genio del grande stilista Walter Albini. Il talento di ’ieri’ incontra l’eccellenza di oggi e il risultato è di una bellezza senza tempo. Eterna, come la città che ospita la mostra ’Prato, fabbrica di tessuti e di cultura. Il distretto tra storia e futuro’. La mostra, inaugurata ieri, sarà visibile da oggi alla Camera dei Deputati, nella Sala del Cenacolo, una chicca incastonata nel Complesso di Vicolo Valdina (Piazza di Campo Marzio 42). Con la sindaca Ilaria Bugetti in testa, Prato si è spostata ieri alla Camera per un momento d’orgoglio condiviso: istituzioni, associazioni di categoria, Camera di Commercio, università, Fondazione Cassa di Risparmio. Perché questa mostra è anche la prova di un modello partecipativo pubblico-privato in cui Comune di Prato, Museo del Tessuto e aziende del territorio collaborano alla valorizzazione e alla promozione culturale del distretto tessile più grande d’Europa. E’ stato un lavoro di squadra tra la sindaca Bugetti e i parlamentari del territorio, Chiara La Porta (FdI), Erica Mazzetti (FI) e Marco Furfaro (Pd): bandiere politiche nel cassetto, ha vinto ieri la voglia di raccontare l’unicità del distretto produttivo pratese.
E così chi entra nella Sala del Cenacolo avrà modo di spalancare una finestra su Prato. Lo si capisce subito, guardando i manichini vestiti da Balli il Lanificio in un processo di ricostruzione ’archeologica’: il punto di partenza, sono i figurini ideati da Albini per "Latina", opera noir di Luca Ronconi scritta nel 1982 e mai andata in scena. Balli il Lanificio è partito da 12 schizzi del designer di proprietà del Museo pratese. E a quegli schizzi ha cambiato destino: eccoli, realizzati, testimoni di bellezza, a raccontare il distretto che funziona. E che sa uscire dalle fabbriche per fare cultura. Un intreccio perfetto, e che più pratese non si può: Ronconi, lo ricordiamo, al Fabbricone fece crescere il "Laboratorio di progettazione teatrale", incredibile esperimento della ricerca teatrale degli anni Settanta.
La mostra portata a Roma nasce come naturale derivazione di "Omaggio ad Albini", esposizione a cura di Filippo Boretti, realizzata nel 2024 da Balli il Lanificio, spin-off della grande mostra che il Museo del Tessuto ha dedicato allo stilista lo scorso anno (Walter Albini, il talento, lo stilista, 2024). Tra i vestiti mai cuciti, reinterpretati con tessuti Balli dall’ufficio stile dell’azienda pratese, ci sono un cappotto da donna, un completo Chanel in due pezzi, un giubbotto da bambino, una tunica e un vestito da donna accompagnato dal suo soprabito senza maniche.
Sorride il direttore del Museo del Tessuto, Filippo Guarini: "Portiamo a Roma anche il modo corale di fare le cose a Prato. Questo progetto racconta anche che il rapporto con le aziende territorio è fondamentale. Quest’anno compiamo 50 anni e abbiamo raggiunto quota 50 aziende che sostengono il museo". "Essere qui – dichiara Leonardo Raffaelli, managing director di Balli – dimostra come sia possibile creare un’aggregazione intelligente tra il mondo delle istituzioni, della cultura e dell’impresa uniti insieme con un obiettivo comune: mettere in luce la città di Prato con la propria creatività e le bellezze del territori".
Maristella Carbonin