REDAZIONE PRATO

Prato: sciopero contro la disdetta degli accordi integrativi territoriali metalmeccanici

Proteste a Prato per la disdetta unilaterale degli accordi integrativi territoriali da parte di Confindustria Toscana Nord.

Un momento del corteo che si è snodato ieri mattina per le vie cittadine foto Attalmi

Un momento del corteo che si è snodato ieri mattina per le vie cittadine foto Attalmi

Alle proteste per il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanico, Prato aggiunge un altro carico che pende sulla testa dei lavoratori da quando, a luglio scorso, Confindustria Toscana Nord ha dato la disdetta unilaterale degli accordi integrativi territoriali, che hanno resistito per mezzo secolo. Disdetta che avrà efficacia a partire dal primo gennaio prossimo. Una notizia che ha scatenato la reazione delle organizzazioni sindacali, che sono scese in piazza il 29 luglio scorso in uno sciopero con cui manifestare la contrarietà a tale decisione definita fin dall’inizio unilaterale. E ieri, a fronte dello sciopero indetto da Fiom-Fim-Uil che ha portato in città circa 1.200 tra lavoratori e lavoratrici del settore metalmeccanico, non c’è stata alcuna reazione da parte di Ctn, che non commenta e non accenna ad un dietrofront rispetto a quanto comunicato in estate.

Tante le reazioni, invece, rispetto a quella che è stata definita da Aksel Fazio, coordinatore della segreteria del Pd di Prato e responsabile lavoro, "una battaglia fondamentale per i diritti", invitando "Confindustria a tornare al tavolo delle trattative". Il Pd di Prato ha partecipato, infatti, alla manifestazione di ieri mattina, in corteo da piazza delle Carceri fino a via Valentini, sotto il Palazzo dell’Industria, segnando "un passaggio storico negativo con la disdetta unilaterale degli accordi territoriali. A questo si aggiunge la rottura del tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale da parte di Federmeccanica, dopo sei mesi di confronto", tuona Fazio richiamando "Confindustria a tornare al tavolo delle trattative con spirito costruttivo".

Non ci sta neppure Fabio Ammavuta della Fiom Cgil fin dall’inizio a fianco dei lavoratori per dire no alla disdetta dei contratti integrativi territoriali dei metalmeccanici. Nell’area pratese il numero dei dipendenti del settore si attesta intorno ai 3.000 dei quali 600 almeno sono occupati in aziende associate a Ctn. Ammavuta ricorda la battaglia intrapresa a luglio, lo sciopero e l’incontro dei sindacalisti con i sindaci del territorio. "Quelli che sono più lontani e meno interessati dal problema che si aprirà da gennaio in poi – dice – si sono dimostrati più propositivi ed attivi. La sindaca di Prato, dopo averci ricevuto il giorno stesso dello sciopero, poi non ha dato seguito a niente come pure il sindaco di Montemurlo, dove anche lì si contano numerose aziende di meccanotessile. Non è partita alcuna contrattazione vera e propria con Ctn, che non ha mostrato alcun spiraglio di confronto, come pure il tavolo di crisi in Regione ha spiccato il volo". Insomma, una situazione in stallo da mesi e ora che siamo al conto alla rovescia si rivela in tutta la sua urgenza ai lavoratori del settore. "Non ci diamo per vinti – conclude il sindacalista – anche perché già sappiamo che alcune aziende hanno deciso di non seguire l’input di Ctn per quanto riguarda la disdetta dei contratti integrativi territoriali. E così applicheranno sia ai vecchi che ai neo assunti lavoratori lo stesso accordo vigente da 50 anni ad oggi".

Sara Bessi