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Prato, tentò di baciare sulla bocca una dipendente: imprenditore condannato

Dovrà svolgere 240 ore di lavoro di pubblica utilità per un'associazione di volontariato. La soddisfazione della Cgil

Un'aula di tribunale

Un'aula di tribunale

Prato, 22 gennaio 2025 – Un imprenditore, accusato di violenza sessuale, è stato condannato a svolgere 240 ore di lavoro di pubblica utilità per un'associazione di volontariato: tentò di baciare sulla bocca una sua dipendente abbassandole la mascherina anticovid.

Così ha deciso il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Prato lo scorso dicembre accogliendo la proposta di patteggiamento presentata dal difensore dell'uomo. Nel processo si erano costituite parti civili la Cgil e la Filctem Cgil. Si tratta, spiega la Cgil in una nota, della prima volta che un sindacato viene ammesso in un procedimento penale per molestie sul luogo di lavoro. Il fatto risale al 2021, la donna era difesa dall'avvocato Amalia Vetrone. Alla Camera del lavoro e alla Filctem la sentenza riconosce il pagamento delle spese processuali sostenute. «È un grande risultato per la lavoratrice che ha denunciato la violenza subita e per il sindacato, Cgil e Filctem, che si sono costituiti parte civile», commentano Cristina Pierattini, della segreteria della Camera del lavoro di Prato, e Juri Meneghetti, segretario generale della Filctem Prato e Pistoia. È la prima volta in cui, in un procedimento di violenza di genere, si riconosce il sindacato come parte civile, osserva ancora la Cgil, e il suo ruolo di tutela dei lavoratori e, come il reato contestato, si legge nella sentenza di accoglimento dell'istanza di costituzione di parte civile, «abbia danneggiato anche l'onorabilità e la personalità della Camera del lavoro di Prato e della Filctem», poiché la vicenda a base del procedimento penale «si ripercuote sulla credibilità e il prestigio delle due costituende parti civili che costantemente, quotidianamente pongono l'attenzione sulla sicurezza nell'ambito lavorativo anche e soprattutto con riferimento alla discriminazione di genere».

Secondo Pierattini e Meneghetti «quando, nel maggio dello scorso anno, abbiamo deciso di costituirci parte civile, l'unico interesse che ci ha mosso è stato la tutela e il sostegno per la lavoratrice, nient'altro. Ecco, questo conta: il sindacato può rompere l'isolamento che spesso impedisce alle donne vittime di denunciare la violenza subita»