LAURA NATOLI
Cronaca

“Prato crocevia criminale”. Il procuratore Tescaroli chiede un’altra sede dell’Antimafia

“Qui c’è una complessità di attività illegali non del tutto nota e compresa”, scrive il magistrato. E rilancia l’appello ai ministeri dell’Interno e della Giustizia: “C’è bisogno di organici adeguati”

Una delle più recenti operazioni delle forze dell’ordine a Prato contro lo sfruttamento sul lavoro a Prato

Una delle più recenti operazioni delle forze dell’ordine a Prato contro lo sfruttamento sul lavoro a Prato

Prato, 25 ottobre 2024 – A Prato c’è una “complessità criminale non del tutto nota e compresa”. Aggressioni, incendi, intimidazioni, minacce, lesioni, sfruttamento del lavoro. Per non parlare delle infiltrazioni mafiose, italiane e straniere che nell’ultimo anno sarebbero aumentate. E’ quanto sostiene il procuratore Luca Tescaroli in una relazione di 11 pagine indirizzata ai ministeri dell’Interno e della Giustizia in risposta all’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata di Fratelli di Italia Chiara La Porta (e sottoscritta dal collega Francesco Michelotti) sulla necessità – visti gli ultimi eventi di cronaca – di istituire una sede della Dda (direzione distrettuale antimafia) alla procura di Prato. Una richiesta forte che il procuratore condivide. Nella relazione Tescaroli collega inchieste in corso e indagini concluse per descrivere la complessità del fenomeno, che lega lo sfruttamento lavorativo a innumerevoli episodi criminali: dalla cosiddetta “guerra delle grucce” alle spedizioni punitive ai lavoratori in protesta.

“Prato è un polo industriale di proporzioni significative – scrive Tescaroli – in ambito nazionale ed è, al contempo, crocevia sempre più importante di flussi migratori, affaristici, economici e criminali”. Il procuratore elenca le ultime vicende violente partendo dall’aggressione subita da alcuni operai della confezione “Lin Weidong” a Seano in sciopero e a due sindacalisti dei Sudd Cobas, che appoggiavano la protesta. Ma gli episodi elencati e risalenti agli ultimi tre-quattro anni sono tantissimi e dimostrano come a Prato sia in corso una vera e propria faida (a cominciare da quella delle grucce). “Prato e la sua provincia – prosegue il procuratore – sono caratterizzate da una complessità e da una pericolosità criminale che non sono del tutto note e non adeguatamente comprese. Complessità e pericolosità acuite nell’ultimo anno e che richiederebbero organici ben più consistenti di quelli esistenti”.

A questo proposito Tescaroli punta il dito contro la scopertura di organico del tribunale: in procura manca un sostituto (sono nove pm più il procuratore) e auspica “la creazione di una direzione distrettuale antimafia a Prato” o quantomeno di una sezione della Dda. “Purtroppo l’attuale assetto del tribunale penale di Prato – annota Tescaroli – ha visto la riduzione dei colleghi, per il trasferimento di alcuni giudici e per il pensionamento del presidente, una riduzione dei collegi che sono passati da tre a uno, e il congelamento di alcuni ruoli dei giudici monocratici”. Novità che vanno a gravare su una situazione già difficile di per sé con la conseguenza che “di un effetto ’imbuto’ sui processi”. “Il tempo medio di fissazione delle udienze monocratiche tra la richiesta e la prima udienza è di 973 giorni, oltre due anni e mezzo. Tempo che è destinato ad aumentare”. La situazione difficile in cui versa il tribunale di Prato (nota da oltre 10 anni) pesa ulteriormente su una realtà complessa come quella di Prato. Nella relazione il procuratore ripercorre gli ultimi episodi violenti senza tralasciare di menzionare i due grandi processi in corso, quello sui “Money Transfer” e quello sull’esistenza della mafia cinese (ChinaTruck) oltre all’esistenza di una banca cinese.

Ecco alcuni esempi. La spedizione punitiva contro gli operai in sciopero di fronte alla Dreamland nell’ottobre 2021; le minacce, con pistole, a un imprenditore cinese seguite dall’incendio della sua auto nel piazzale della ditta (5 agosto 2022); il tentativo di estorsione nei confronti di un altro imprenditore per imporgli un acquisto di grucce (aprile 2024); due aggressioni a luglio scorso nei confronti di due imprenditori nel settore della logistica; il tentato omicidio di un altro cinese dentro a un locale (luglio 2024) seguito dall’arresto dei quattro aggressori (caso legato alla guerra delle grucce); il rogo che ha distrutto un’azienda di logistica (luglio); l’incendio di un’auto in un parcheggio con tanto di intimidazione consistita nel ritrovamento di una bara (primo ottobre). Una guerra fra bande che ha fatto alzare l’asticella dell’attenzione.