LAURA NATOLI
Cronaca

Prete arrestato, i fedeli lo denunciano. "Rivogliamo i soldi delle offerte"

Droga dello stupro per i festini a Prato, parrocchiani in rivolta: "Ci ha traditi, ha usato il nostro denaro"

Don Francesco Spagnesi

Prato, 16 settembre 2021 - Si sono presentati in questura i primi parrocchiani traditi della chiesa dell’Annunciazione nel quartiere bene di Prato, La Castellina. Fedeli benestanti che negli anni hanno fatto più donazioni al parroco che amavano e stimavano tanto, don Francesco Spagnesi, 40 anni, arrestato martedì dalla Squadra mobile per spaccio di sostanze stupefacenti e cessioni di droga (soprattutto «Gbl», la droga dello stupro, e cocaina) ai partecipanti di festini a luci rosse organizzati dal prete con il compagno, Alessio Regina, 39 anni, anche lui ai domiciliari da fine agosto per gli stessi reati.

Cos'è la droga dello stupro

Alcuni parrocchiani hanno sporto denuncia per sapere che fine hanno fatto i soldi donati alla parrocchia. Querele che devono essere trasmesse alla procura e su cui verranno fatte valutazioni per capire se si profilino ipotesi di reato di appropriazione indebita o addirittura di truffa. Dalle carte dell’inchiesta emerge che don Francesco avrebbe inviato più messaggi su WhatsApp ai suoi parrocchiani, ma anche a quelli della vicina comunità della Pietà, chiedendo soldi per aiutare le famiglie bisognose, come ha sottolineato il gip Francesca Scarlatti nell’ordinanza che ha disposto la misura cautelare. Quando la Diocesi ha chiuso i rubinetti a don Spagnesi, ad aprile, il parroco, alla continua ricerca di soldi per acquistare la droga (soprattutto cocaina) da condividere durante gli incontri hard con partner reclutati su siti internet, ha provato a racimolare quante più risorse possibili tra i fedeli.

Chi è il prete arrestato per droga

Le cifre spese sarebbero esorbitanti. Secondo quanto riportato dal gip nell’ordinanza, il contabile della Diocesi ha chiesto più volte spiegazioni a don Spagnesi dei prelievi fatti dal conto della parrocchia. Il primo maggio del 2020, il contabile «scrive a Spagnesi – annota il giudice – che in due mesi ha prelevato 40mila euro». Il 27 maggio del 2020 lo stesso contabile chiede al parroco se fosse «tutto ok» in quanto aveva notato i continui pagamenti al Pos delle Poste. Nel giugno del 2020 sempre il contabile chiede di «rendicontare pagamenti per circa 75mila euro». Siamo già ad oltre 115mila euro che don Spagnesi ha prelevato nel giro di pochi mesi e di cui non ha saputo fornire spiegazioni. A questi vanno aggiunti le offerte dei fedeli raccolte durante le messe, impossibili da quantificare. Il 7 settembre, quando il parroco sa già di essere indagato e ha preso l’anno sabbatico in accordo con il vescovo, contatta il viceparroco, l’anziano don Paolo Ridolfi, indagato insieme a Spagnesi per appropriazione indebita, dicendogli di mettere via i soldi delle offerte. Negli anni «ho sempre trattenuto i soldi delle funzioni del sabato», ha detto al viceparroco.