Prato, 30 novembre 2021 - È un tormentone senza stagione, quello del pronto soccorso dell’ospedale pratese Santo Stefano e dell’imbuto nel quale rimangono incastrati i pazienti che attendono per giorni un posto letto in reparto. Non è una novità quella del fenomeno boarding , cioè l’attesa del posto letto di utenti, problema che attanaglia gran parte dei pronto soccorso italiani.
A Prato la situazione si complica ancora di più. Le motivazioni sono molteplici, a partire dal fatto che il pronto soccorso è arrivato a totalizzare 100mila accessi all’anno, conquistando il ’primato’ per affluenza rispetto alle altre strutture dell’Asl Toscana Centro. C’è poi quello stigma che il presidio ospedaliero pratese si porta dietro fin dalla sua apertura, nell’ottobre 2013: il sottodimensionamento della struttura rispetto al bacino di utenza che conta anche una larga fetta di popolazione straniera, in particolare cinese. Un ospedale troppo piccolo per una comunità tanto numerosa che potrà trovare risposte concrete solo nei cento posti letto in più che porterà in dote la palazzina esterna al Santo Stefano. Progetto che attende solo il via libera dal Governo dei fondi ex articolo 20 (quelli destinati all’edilizia sanitaria) per procedere con il bando europeo.
Una serie di fattori di criticità ai quali se ne aggiungono altri due fondamentali: la pressione dell’epidemia da Covid e l’emorragia di medici che lasciano la medicina d’urgenza. L’ultima segnalazione di disagi registrati in pronto soccorso arriva da una lettrice, Emanuela Cecconi, 73 anni, che oltre a lamentare di essersi trovata in "un girone infernale", si è fatta promotrice di una inusuale iniziativa. La testimonianza della sua "faticosa esperienza", come lei stessa la definisce, durata tre giorni e due notti nel settembre scorso nell’open space del pronto soccorso pratese, si accompagna a una sottoscrizione collettiva, con i nomi di altre 59 persone che hanno avuto vissuto esperienze problematiche al pronto soccorso e che chiedono alle istituzioni di intervenire.
Non per scagliarsi contro i medici - tengono a precisare - che operano al massimo delle loro possibilità, ma contro un ospedale sottodimensionato da troppi anni. Non è la prima, non sarà l’ultima, è solo una delle tante persone che tornano a casa dall’ospedale provate, a volte scioccate. "Ho ritenuto opportuno - spiega Cecconi, che ha scritto anche al sindaco, al presidente della Regione e al direttore generale dell’Asl Toscana Centro - raccogliere alcune testimonianze in una lettera per porre l’attenzione su un noto ed evidente problema". Gli episodi riportati nella sottoscrizione collettiva sono stati raccolti fra amici, parenti e conoscenti e in alcuni casi anche il racconto dell’esperienza vissuta al pronto soccorso.
L’obiettivo? "Riportare all’attenzione la questione del cattivo funzionamento del pronto soccorso" e anche il sottodimensionamento dell’ospedale, che non riesce a rispondere alla domanda di ricoveri inoltrata dal pronto soccorso ai vari reparti. I fatti che hanno interessato la signora Cecconi risalgono a settembre, quando è rimasta in pronto soccorso dal 4 al 7 settembre per una sincope vaso vagale con perdita di conoscenza. Nella terza giornata di permanenza la paziente è stata trasferita in Osservazione breve intensiva, quindi è riuscita ad avere un posto letto. "Ho manifestato la mia perplessità a una dottoressa e la sua spiegazione mi ha sconvolto: il pomeriggio precedente il pronto soccorso aveva richiesto 40 posti di ricovero nei vari reparti ottenendone solo 5". Del resto, la stessa direttrice dell’ospedale, Daniela Matarrese, ricorda che "purtroppo in agosto e settembre abbiamo avuto molti casi di Covid. Ora la situazione è migliorata sotto il profilo dell’attesa di un posto letto in reparto: oggi si ricovera un paziente al giorno per Covid, mentre si arrivano a sistemare almeno 30-40 persone tra tutte le aree di degenza " .
Sara Bessi