REDAZIONE PRATO

Proposta anti-sfruttamento: "Se lo straniero denuncia ha diritto alla protezione"

Prato, l’idea è stata avanzata dal procuratore della Repubblica Tescaroli alla commemorazione del rogo di undici fa in cui morirono sette persone "Sono norme che prevedono il reinserimento sociale di chi collabora".

A undici anni dal rogo di Teresa Moda, il pronto moda a conduzione orientale in cui persero la vita sette operai cinesi rimasti intrappolati nella fabbrica in fiamme, il distretto si trova a doversi confrontare con una realtà ancora più complessa sia come crocevia industriale sia per una criminalità vivace in escalation. L’anniversario della tragedia di Teresa Moda – primo dicembre 2013 – è stata l’occasione per fare il bilancio dei dieci anni del progetto regionale "Lavoro sicuro" attuato dal 2 settembre 2014 per portare legalità e sicurezza nelle aziende a conduzione cinese. Un’occasione di confronto con le massime autorità cittadine, che si è tenuto al Prismalab, in cui sono emerse proposte interessanti per proseguire, dopo i primi risultati sul fronte della sicurezza, nel contrasto all’illegalità economica e allo sfruttamento della manodopera. A questo proposito, per abbattere il muro di omertà che caratterizza spesso alcune delle comunità migranti della città, il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli ha proposto durante il convegno di estendere i programmi dedicati ai collaboratori di giustizia anche ai cittadini stranieri. Il magistrato ha lanciato l’ipotesi nel corso del convegno al Prismalab. La prospettiva dell’illegalità nel distretto pratese, "dopo undici anni, è cambiata", con l’accento che si sposta ora sullo sfruttamento lavorativo degli stranieri. "Sarebbe importante – ha avuto modo di dire Tescaroli – estendere l’applicabilità delle norme sui collaboratori e sui testimoni di giustizia, oggi attuabile solo agli italiani, ai cittadini stranieri. Sia sull’assistenza che sulla tutela, visto che la norma prevede anche il cambio di generalità. Si tratta di norme che prevedono il reinserimento sociale della persona denunciante, per una effettiva integrazione". In questo modo le vittime di sfruttamento e in generale di chi è coinvolto nella piaga sociale avrebbero anche più tutele nel denunciare. La proposta è stata accolta dal presidente della Toscana Eugenio Giani, che ha detto di "voler convocare i deputati e senatori toscani perché facciano propria questa proposta in Parlamento". Idea che è stata apprezzata dall’onorevole Pd Marco Furfaro ("Da Tescaroli proposta importante, ora costruire strumenti normativi per proteggere stranieri che denunciano").

La sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, ha auspicato che venga portata a termine la legge regionale sul riconoscimento agli incentivi e sgravi fiscali alle aziende che assumono vittime di sfruttamento, cui aveva iniziato a lavorare da consigliera regionale. Bugetti ha poi lanciato un’idea, che sia "un omaggio della città a questi sette uomini e donne sacrificati sull’altare della moda a basso costo: i tempi sono maturi perché si possa intitolare loro uno spazio pubblico".

Da lei anche un rinnovato appello al governo: "Il Comune ha fatto la sua parte aprendo uno sportello antisfruttamento, ma abbiamo bisogno di spezzare la catena a monte. Rinnovo l’appello al governo affinché assuma un numero importante di ispettori del lavoro da affiancare ai colleghi dell’Asl". A Renzo Berti, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro, il compito di illustrare il bilancio del "Lavoro sicuro".

Dal 2 settembre 2014 sono state controllate 19.924 imprese. Il trend di regolarità è cresciuto passando su Prato dal 20,2% del 2014 al 63,6% del 2024 (area Asl Tc da 32,5% a 63,5%). I dormitori in fabbrica sono pressoché spariti e gli impianti sono sostanzialmente a norma. Il miglioramento c’è, ma per stabilizzarlo è necessario proseguire. L’attuale quinta fase si concluderà il 31 dicembre 2025 e il progetto si autofinanzia: in dieci anni gli imprenditori fuori regola hanno pagato sanzioni per quasi 28 milioni di euro.

Sara Bessi