Prato, 15 settembre 2021 - Era da aprile scorso che il vescovo Giovanni Nerbini e la Diocesi si erano accorti che qualcosa non andava. A insospettire l’ufficio affari economici della parrocchia erano stati quei ripetuti prelievi dal conto della chiesa dell’Annunciazione. "Ho usato i soldi per aiutare le famiglie in difficoltà", si era difeso don Spagnesi quando era stato chiamato a giustificare le enormi spese. Nonostante si trattasse di una parrocchia ricca, che si trova in una delle zone "bene" della città, all’inizio don Spagnesi era stato creduto. Ma le stranezze del prete continuavano ad andare avanti fino a quando la Diocesi non ha deciso di ritirare il potere di firma del parroco dal conto corrente.
"Sono notizie che un padre e pastore non vorrebbe mai avere – ha detto ieri Nerbini – e che colpiscono l’intera Diocesi. In questo momento voglio farmi vicino alla comunità parrocchiale della Castellina, condividendone la sofferenza e il disagio".
Il vescovo era da tempo a conoscenza di un forte stato di sofferenza fisica e psicologica del sacerdote che, fin dal suo arrivo in Diocesi, aveva cercato di aiutare. "Nessuno però – spiega il Nerbini – avrebbe mai potuto immaginare che avesse problemi di tossicodipendenza. Per molto tempo era rimasto un disagio personale".
Ad aprile, messo alle strette, don Francesco ha rivelato la causa della sua sofferenza, l’uso stabile di droghe. È a quel punto che Nerbini gli ha imposto un cammino di riabilitazione psicoterapeutica con uno specialista. "Il disagio di don Francesco si era manifestato attraverso le spese ma all’inizio il problema non era chiaro perché lui le aveva giustificate come atti caritatevoli, cosa comune per un parroco – aggiunge Nerbini – Quando è apparso palese il problema della tossicodipendenza ho imposto a don Francesco l’accompagnamento di uno psicoterapeuta e su consiglio dello psichiatra ho interdetto don Spagnanesi dall’amministrazione della parrocchia. Pensavo di applicare insieme al criterio della giustizia e della verità anche quello della carità. Mi stava a cuore salvare la persona. Purtroppo, per una sua leggerezza, non è stata seguita la terapia proposta".
A giugno il vescovo ha così comunicato al sacerdote che lo avrebbe sollevato dalla parrocchia, in modo da potersi dedicare completamente alle cure e gli ha suggerito di chiedere un anno sabbatico. Il provvedimento è diventato operativo dal primo di settembre. La Diocesi non era al corrente degli altri sviluppi dell’inchiesta giudiziaria.
"Raccomando a tutti la preghiera per la Chiesa diocesana, per i sacerdoti, per la comunità della Castellina e per lo stesso don Francesco – perché questa vicenda ci renda tutti più forti nella carità e nella verità", ha concluso il vescovo.
Laura Natoli