REDAZIONE PRATO

Quel magnifico presepe nella Chiesa di San Luca

Alla Querce 35 statuine artistiche realizzate tra il ’700 e gli inizi del ’900 .

E’ un presepe storico e artistico davvero straordinario quello allestito nella Chiesa di San Luca evangelista alla Querce. Ispirata alla tradizione napoletana e genovese del XVIII secolo questa splendida collezione di statuine è esposta in un allestimento scenografico dove i ruderi del tempio dei Dioscuri nel foro romano fanno da sfondo alla Sacra Famiglia, secondo un gusto che si sviluppò nella tradizione napoletana settecentesca.

Si tratta di 35 figure, databili fra la seconda metà del XVIII e gli inizi del XX secolo. Non sono note le vicende storiche legate alla formazione della raccolta, ma è documentata la presenza di statuine di maestri partenopei nelle collezioni genovesi: i rapporti fra le due città, nel Settecento, furono sempre più intensi e divenne comune acquisire figure napoletane nei presepi commissionati dalla ricca aristocrazia e borghesia genovese.

Tutti i personaggi indossano l’abbigliamento originario, caratterizzato da tessuti preziosi, con fogge, colori, ricami e ‘finimenti’ che contribuiscono a rendere vivace e realistica la composizione. I Re Magi ed il loro corteo indossano costumi sontuosi impreziositi da lustrini ed applicazioni in filo d’oro e d’argento; i pastori, i contadini ed i popolani rispecchiano l’abbigliamento delle classi meno abbienti e, tuttavia, alcuni sfoggiano i costumi del giorno di festa, come giubbe, panciotti, abiti femminili in seta profilati da galloni e passamanerie.

I Re Magi, i dignitari, i paggi, i contadini ed i popolani hanno diversa grandezza per favorire una collocazione su piani sfalsati, in modo da definire la profondità spaziale e suggerire l’illusionismo prospettico. Si ipotizza che le statuette siano state realizzate nell’ambito della bottega di Anton Maria Maragliano (1664-1739), la più attiva e prestigiosa a Genova in quegli anni.

L’altro nucleo di statuine è di provenienza napoletana con il tipico manichino articolato, una produzione privilegiata nel XVIII secolo per la maggiore adattabilità coreografica rispetto alle sculture scolpite in un unico blocco di legno. Le figure si distinguono per maggiore realismo, favorito dalla duttilità della lavorazione in creta e, non di rado, per una consapevole ricerca caricaturale.

Nella Natività san Giuseppe è raffigurato con il volto incorniciato da ciocche di capelli mossi, la barba lunga e compatta; Maria, dal volto rosa pallido, di eterea bellezza, è seduta con il Bambino, non più in mangiatoia ma in braccio e indossa la corona regale d’argento (nel 1637 la Vergine fu decretata Regina della città di Genova). Sullo sfondo il rudere di un tempio è l’essenziale scenografia dell’allestimento, un chiaro significato simbolico che evoca l’avvento del messaggio cristiano sulle rovine del paganesimo romano.

"La tradizione del presepe storico – spiega Monica Cecchi, che si occupa per la Diocesi dei beni culturali - con l’eterogenea umanità dei personaggi, l’aura aristocratica ed esotica del corteo dei Magi, la sacralità della povera Famiglia e le schiere festose e sorridenti di cherubini ed angeli, propone una forma di espressione artistica densa di implicazioni culturali, evocando un lessico familiare interiorizzato in ciascuno di noi".