Vestivamo alla marinara, scriveva Susanna Agnelli. Vestivamo alla Sauro Mazzoni replicheremo noi, una volta cessato il fascino dello storico e raffinato negozio d’abbigliamento di viale Piave che ha vestito centinaia di giovani e di semianziani. Uomini di quelli che hanno due volte trent’anni senza accorgersi di averne sessanta, mentre s’affacciava faticosamente il jeans dei pantaloni strappati e dei maglioni con buchi intarsiati alla perfezione per mandare in cortocircuito un sistema a cui qualcuno non si sentiva di appartenere.
All’interno oltre a marchi come Polo Ralph Lauren, Jacob Cohen e Incotex, anche una selezione di profumi tra cui Creed e Acqua di Parma che ti rendevano figo e costituivano l’accessorio di moda non visto, quello che preannunciava il tuo arrivo e prolungava la tua partenza. L’uomo comune si copriva, l’uomo elegante si vestiva da Sauro Mazzoni, che aveva resistito anche mentre aveva tirato giù i bandoni il Berretti in piazza Duomo o il Paoletti della belle epoque, dove approdava il sindaco Pci fervente, che alla lunga imparava il baciamano alla signora impellicciata e il vestito buono da usare nelle cerimonie speciali, mentre le gonne diventavano sempre più corte e le scollature sempre più profonde.
Se ne va col negozio di Sauro Mazzoni e con i molti che l’hanno preceduto il tempio di una borghesia giovanile, che con questi riferimenti esclusivi manifestava una certa conservazione di valori tradizionali con un’eleganza sobria dove non era importante farsi notare, ma farsi ricordare.
Continua a brillare sul viale Piave il contrafforte del Castello dell’imperatore che t’illumina d’immenso e lo sciamare dei giovani che aggrediscono piazza delle Carceri, meglio nota come piazza Caverni l’assessore che la rimbellì. Là in vetta il foro del Moore, di piazza San Marco che occhieggia sulla città frenetica.
Tanta bellezza che resiste nella Prato dei valori in movimento, ma rimane un grumo di nostalgia per un tassello della Prato da bere più colorata e più giovanile, che se ne va in silenzio, dopo essere stata il punto di ritrovo per molti ed essere stata testimone del secolo d’oro quando l’imprenditore pratese dettava le regole non solo del riciclaggio ma anche del gusto e del savoir faire.
Roberto Baldi