
di Silvia Bini
Ultimi tra gli ultimi, costretti ad una chiusura forzata che pesa sui bilanci familiari messi in ginocchio da oltre un mese di fermo dopo un ultimo anno di lavoro a singhiozzo. Sono gli ambulanti che ieri mattina hanno protestato al mercato rionale di piazza della Costituzione a Montemurlo: primo appuntamento utile dopo le vacanze pasquali per fare sentire la propria voce. Ultimi tra gli ultimi perché se in zona rossa la vendita di biancheria, abbigliamento sportivo e da bambini è consentita, non lo è per chi svolge il proprio lavoro all’aperto, come appunto gli ambulanti. "Ai bar per continuare a lavorare si concede di spostare i clienti all’esterno, mentre a noi che lavoriamo all’aperto ci tengono chiusi, anche se vediamo articoli previsti dal dpcm come scarpe da tennis o abbigliamento bambini. Ma che senso ha tutto questo?", domandano in coro i commercianti che ieri si sono ritrovati in piazza per manifestare il proprio disagio.
Dai primi di marzo le loro attività sono state stoppate a causa della zona rossa istituita prima a Pistoia e poi a Prato. Con alle spalle un anno non certo roseo dal punto di vista degli incassi, così è dura fare quadrare i conti. Molti degli ambulanti presenti ieri svolgono la propria attività nei mercati rionali a cavallo tra Prato e Pistoia e nei comuni limitrofi come Montemurlo e Montale. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di attività familiari da cui deriva l’unico introito economico mensile. "Come facciamo and andare avanti? Molti di noi sono stati costretti ad attingere ai risparmi perché se non vendiamo non abbiamo uno stipendio né soldi per pagare bollette e mutui. Con le nostre attività i guadagni arrivano giornalmente, non siamo dipendenti e non abbiamo alcuna entrata se non quella che otteniamo dalle vendite giornaliere", dice Sauro Gentile. "Stiamo vivendo con i soldi che avevamo messo da parte in vista della pensione che per un ambulante supera di poco i 700 euro, ma non potremo attingere ai risparmi ancora a lungo", gli fa eco Simone Melani. Il problema è che in zona rossa non sono consentiti i mercati tranne che per la vendita di generi alimentari: "Oltre al danno c’è anche la beffa perché nonostante la zona rossa, supermercati e negozi di abbigliamento continuano a vendere gli stessi articoli che vendiamo anche noi: quindi non solo siamo costretti a stare chiusi, ma perdiamo anche potenziali clienti perché i nostri concorrenti restano aperti. Così è davvero troppo", dice Melani. "Molti di noi non sono riusciti a rientrare nemmeno nei parametri previsti dal Decreto Ristori restando quindi con la bocca asciutta". E il futuro è un enigma: non ci sono prospettive per una riapertura veloce dei mercati anche alla luce dei numeri dei contagi che restano alti e che difficilmente proietteranno Prato fuori dalla zona rossa nel breve termine. "Abbiamo firmato protocolli anti contagio, abbiamo organizzato misure anti assembramento, gli ingressi nei mercati sono contingentati, siamo all’aperto dove il rischio di contagio è minore, ma sembra che per noi le regole non valgano", conclude Davide Carlesi. "Allo stesso tempo, però, assistiamo a scene da follia nei supermercati con persone ammassate davanti alla panetteria o al banco della frutta e anche ai banchi alimentari dei marcati. Noi così non reggiamo più".