STEFANO DE BIASE
Cronaca

Tanti ragazzi ancora senza vaccino, le società sportive rischiano crollo delle iscrizioni

Secondo una prima proiezione il 15% dei minorenni potrebbe ritirarsi dall’attività. "C’è il rischio di tagliare fuori una generazione"

Un green pass già scaricato sullo smartphone di una turista all’aeroporto

Un green pass già scaricato sullo smartphone di una turista all’aeroporto

Prato, 7 settembre 2021 - «L’obbligo di green pass per gli sport al chiuso rischia di fare sparire intere annate di giovani sportivi". E’ il grido d’allarme lanciato dagli addetti ai lavori di discipline come pallavolo, basket, calcio a 5 e pallamano. Che stanno assistendo a un calo delle iscrizioni nelle società sportive a causa dell’obbligo vaccinale (o del tampone) per potere entrare in palestra. Il problema si comprende facilmente guardando ai numeri dei vaccinati in provincia nella fascia fra i 12 e i 17 anni. Alla data del 5 settembre ‘solo’ 9.906 adolescenti avevano ottenuto la prima dose anticovid, pari al 62,59% dei residenti. Un numero che crolla drasticamente se si guarda ai richiami, visto che soltanto 1.378 ragazzi, cioè l’8,71%, hanno completato il ciclo vaccinale. Dati che si ripercuotono sulla possibilità di potersi allenare e disputare partite al chiuso.

«Questa è la fascia d’età più critica per lo sport", dice Gianni Antenucci, presidente del Vintage Volley People. "Per la nostra diretta esperienza circa il 40% dei genitori non ne vuole sapere di vaccinare i figli. Purtroppo in tutte le società iniziano a esserci abbandoni. Ho scritto alla Federvolley per invitarli ad autorizzare i tamponi salivari, da effettuare in piena autonomia, come forma di certificazione per potersi allenare. Se le regole non cambiano perderemo tanti ragazzi". Le famiglie che non vogliono vaccinare i figli adolescenti in rari casi sono ‘no vax’. Per lo più si tratta di persone che non se la sentono di ‘fare correre rischi’ ai figli. "I genitori nella maggior parte dei casi sono vaccinati, ma quando si tratta dei figli si muovono con i piedi di piombo", aggiunge Antenucci. "Personalmente sono molto preoccupato, perché si rischia di bloccare il percorso formativo di centinaia di ragazzi". Nelle società pratesi la situazione è molto variegata. Alcuni dirigenti sportivi raccontano di una migrazione verso gli sport all’aperto come tennis, calcio o rugby. "Da noi circa l’85% delle famiglie si è messa in regola col green pass", commenta Gianni Querci, presidente della Prato Sport Academy. "Le proteste però non mancano, perché secondo l’opinione di molti un conto sono i vaccini per gli adulti, un altro quelli per gli adolescenti. Di sicuro in pochi stanno scegliendo la soluzione dei tamponi, perché rischiano di diventare una tortura. Spesso chi lascia gli sport al chiuso lo fa per scegliere quelli all’aperto come calcio, tennis e atletica leggera". Querci parla di duro colpo inferto allo sport. "Perdere il 15% di ragazzi può sembrare una percentuale bassa, ma si somma alle difficoltà che abbiamo vissuto negli ultimi due anni. Siamo di fronte a una batosta, che riguarda soprattutto i bambini fra i 12 e i 13 anni, che rischiano di smettere definitivamente con lo sport".  

Le incognite non mancano anche per le società che possono contare su ampie adesioni alla vaccinazione. Perché in tanti hanno già preso l’appuntamento ma devono aspettare settimane per il green pass. "Per evitare di dividere i gruppi fra vaccinati e non vaccinati, stiamo alternando l’attività all’aperto con quella al chiuso", racconta il presidente dell’Ariete Pallavolo Prato, Fabio Galeotti. "Stiamo facendo attività all’esterno del palazzetto di San Paolo e sulla sabbia a Mezzana. In questo modo diamo a tutte le ragazze l’opportunità di allenarsi". L’altro limite è quello relativo all’età. Perché fino a quando non si compiono 12 anni non ci si può prenotare sul portale regionale. E così molti atleti rischiano di restare fermi per settimane. "Purtroppo i tempi della burocrazia non coincidono con quelli dello sport", conclude Galeotti. "Io penso che il vaccino serva in troppi luoghi per pensare di non farlo. Significa dovere rinunciare allo sport, ma anche alle cene con gli amici, al cinema e alla palestra".