REDAZIONE PRATO

Riammessi in servizio i poliziotti alla sbarra. Il processo non è ancora finito

Imputati per corruzione, Massaro e Brunetti possono tornare al lavoro (ma non a Prato). Il via libera dopo una lunga serie di test

Roberto Brunetti e la moglie Maria Cristina Massaro

Roberto Brunetti e la moglie Maria Cristina Massaro sono stati riammessi al lavoro dal 13 gennaio. Sono i due poliziotti, in forza alla Questura di Prato fino al gennaio del 2016, tutt’ora a processo con l’accusa di corruzione per avere, secondo l’accusa, accettato soldi e regali da cittadini cinesi per accelerare e semplificare l’iter burocratico per ottenere il permesso di soggiorno. I poliziotti – il marito era in servizio alla Digos mentre la moglie era vicedirigente dell’Ufficio immigrazione – hanno svolto a Roma i test psicofisici e attitudinali per essere rientrare al lavoro risultando idonei. "C’è una commissione che valuta anche gli atti – spiega uno dei legali dei poliziotti, Mauro Cini che li difende insieme a Manuele Ciappi – Dopo la sospensione viene rivalutata tutta la situazione, se i test vengono superati c’è la riammissione e il reintegro. Questo non incide sul corso del processo". Brunetti e Massaro sono in attesa di conoscere la destinazione. Non torneranno infatti alla Questura di Prato da dove, fra l’altro, sono partite le indagini in seguito a una serie di segnalazioni arrivate, all’epoca dei fatti, sul loro conto alla squadra mobile. La coppia venne arrestata nel gennaio del 2016 e i due vennero subito sospesi dal servizio. In questi anni non hanno mai lavorato per la polizia si Stato.

Il processo, con oltre 130 testimoni, si è aperto dopo un anno e mezzo dalla misura cautelare e il procedimento è ancora nella fase dibattimentale. Nell’inchiesta finirono anche una mediatrice cinese e una consulente del lavoro (che hanno già patteggiato) che avrebbero creato i contatti fra i poliziotti e gli orientali. Le indagini della procura, affidate al pm Laura Canovai, portarono alla luce un presunto giro di falsi permessi di soggiorno che i poliziotti avrebbero messo in piedi per concedere ai cinesi i permessi facili in cambio di regalie e soldi. Oltre all’accusa di corruzione, marito e moglie devono rispondere di una serie di altre contestazioni emerse attraverso le intercettazioni telefoniche, tra cui truffa, falsità ideologica e materiale. Nei guai è finito anche il medico di Brunetti, difeso dall’avvocato Michele Nigro, per falso ideologico in atto pubblico e truffa per aver rilasciato al poliziotto una serie di certificati medici per assentarsi dal lavoro. Nei periodi coperti da malattia, però, Brunetti avrebbe preso parte a diverse manifestazioni sportive.

A inchiodare Massaro – secondo l’accusa – c’è la testimonianza della consulente del lavoro. La professionista ha dichiarato di essersi adoperata in più occasioni con la Massaro offrendole ingenti somme di denaro (dai 200 ai 1500 euro) da parte dei suoi clienti cinesi per accelerare le pratiche dei permessi.

Dall’arresto sono passati quattro anni e l’amministrazione ha deciso di reintegrali. La strada della giustizia, invece, procede al rilento.

Laura Natoli