REDAZIONE PRATO

Rifinizione Penny: "La carta vincente? . Aprirsi alla sostenibilità"

L’azienda da 64 anni è attiiva in città. I tre soci hanno avuto una visione lungimirante, assumendo dal 2020 Matteo Manera, 28 anni laureato in relazioni internazionali, per stare al passo con le nuove regole .

Rifinizione Penny: "La carta vincente? . Aprirsi alla sostenibilità"

L’azienda da 64 anni è attiiva in città. I tre soci hanno avuto una visione lungimirante, assumendo dal 2020 Matteo Manera, 28 anni laureato in relazioni internazionali, per stare al passo con le nuove regole .

Alla Rifinizione Penny oggi è già domani: i titolari dell’azienda da 64 anni in via Traversa il Purgatorio hanno nel loro dna la capacità di guardare avanti e di ricorrere a quelle buone pratiche di sostenibilità etica e sociale che dal 2022 la fanno essere tra le prime società benefit del distretto. Piero Donnini, Riccardo Baldini e Niccolò Querci sono la nuova generazione di soci, che hanno seguito le orme dei loro padri, fondatori di questo gioiello tessile con 80 dipendenti. E il futuro in carne, ossa e conoscenze digitali e non solo è rappresentato dal responsabile della sostenibilità, Matteo Manera di 28 anni, laureato in relazioni internazionali a Bologna, giunto in via Trasversa il Purgatorio in pieno covid, nel 2020.

Un’identità, quella di Rifinizione Penny, che è stata insignita dello Stefanino d’Oro 2023-24 e che può vantare di essere un’interprete della vera anima di Prato, in un settore tipico del distretto, qual è la tradizione cardata. Tra le specificità riconosciute a Rifinizione Penny c’è sicuramente la valorizzazione delle risorse umane in azienda e la svolta impressa dai tre soci nel promuovere l’innovazione tecnologica oltre all’assunzione di giovani talenti. Uno di questi è Manera con una laurea triennale in Scienze politiche e organizzazioni sociali internazionali all’università di Bologna. Un manager che sappia ’guidare’ l’azienda nel mare magnum delle certificazioni, delle normative europee per rimanere con trasparenza e a pieno titolo ganglo affidabile della filiera tessile. La faccia pulita di un distretto sano che a pieno diritto rivendica un ruolo determinante per il Made in Italy di qualità.

"Gli oltre 60 anni di storia rivelano un’azienda che non pensa soltanto al business, ma da sempre affianca una particolare sensibilità ai fabbisogni del territorio – afferma Manera – Penso alla riforestazione del parcheggio di via del Purgatorio adiacente all’azienda per Prato Forest City. Abbiamo piantato 21 alberi e 40 arbusti di vario genere".

Scienza, coscienza ed innovazione sono i tre pilastri dello Stefanino "che Rifinizione Penny. nel corso della sua esistenza ha ben armonizzato – prosegue – Ogni anno vengono fatti investimenti strutturali e in macchinari. Ma non solo: si investe anche sulla formazione dei dipendenti e sull’ingresso in azienda di giovani. Su 80 dipendenti il 30% ha meno di 30 anni". Una scelta oculata in un distretto dove "girando ci si rende conto che nel tessile mancano almeno un paio di generazioni per un cattivo storytelling del distretto, secondo il quale il tessile non aveva futuro. Noi cerchiamo di sopperire alla carenza di manodopera specializzata con giovani che formiamo e che poi rimangono in azienda". Sostenibilità sociale ed etica sono le radici salde da oltre mezzo secolo che hanno fatto crescere l’identità della società benefit. "Da sempre Penny ha guardato al contesto in cui opera – afferma Manera – Durante il post alluvione ci siamo messi a disposizione come volontari per portare aiuti ad Usella e a Santa Lucia e liberare le frazioni dai detriti. Oppure da sempre sponsorizziamo squadre sportive, collaboriamo con l’Opera Santa Rita per l’inserimento lavorativo di alcuni giovani. Penny non è solo profitto: ci sono tante iniziative da sostenere nel mentre si fanno le pezze. E’ un atteggiamento che rappresenta la coscienza aziendale".

E anche se la crisi non molla la presa sulla moda, alla Penny azienda che lavora contoterzi si continua ad investire. Il fatturato annuo è di 7 milioni e mezzo. "Si lavora al 99% per il distretto, principalmente si tratta lana cardata, ma abbiamo ampliato l’attività con macchinari per tessuti fini, come cotone e lino – dice Manera – Quest’anno abbiamo comprato due macchinari 4.0. Di pari passo abbiamo formato i dipendenti".

Quale la carta vincente per il distretto? "Siamo sempre più soggetti ad audit ambientali e sociali da parte dei nostri clienti e dei loro clienti. La dimensione della sostenibilità ESG è fondamentale. Il distretto non andrà molto lontano se non la persegue, Non si possono solo rimpiangere i tempi passati, bisogna fare un cambio di passo. Prato ha già dalla sua l’economia circolare". Alle realtà come le rifinizioni è richiesto un supplemento di impegno per continuare a restare affidabili. "Siamo consapevoli che la rifinizione è un’attività produttiva inquinante e ci siamo impegnati a ridurre l’impatto con l’ambiente. Lo facciamo investendo in macchinari sempre più efficienti, partecipando a bandi per l’efficientamento energetico. Abbiamo acquistato una ramosa 4.0 e una fola che consuma meno acqua; ci adoperiamo per abbattere il rumore. La speranza è che ci siano regole identiche per tutti da rispettare tutti allo stesso modo, altrimenti si crea una concorrenza sleale che comprime sempre di più il distretto. Prato ha bisogno di figure come quelle dei manager della sostenibilità e della transizione ecologica per non rimanere indietro anche rispetto a concorrenti turchi, indiani ed egiziani". E nel rapporto con i grandi gruppi Manera evidenzia che "esiste un problema di comunicazione tra sistema Prato ed Inditex: non è entrato in testa che bisogna essere completamente trasparenti. Da Inditex veniamo percepiti come troppo piccoli e frammentati". E’ una richiesta di mercato che Prato subisce tanto. "Sono stato assunto per questo compito, occuparmi di sostenibilità. Di che cosa fosse una rifinizione l’ho imparato sul campo. E’ un mestiere nuovo e necessario per rispettare le regole con figure che sono molto ricercate dalle aziende in generale".

Sara Bessi

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