Luigi Caroppo
Cronaca

Rischio idrogeologico. “Serve un cambio di passo, basta edifici in aree a rischio”

La Commissione regionale di inchiesta vara la relazione finale sul disastro. In audizione anche Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità distrettuale di Bacino

Rischio idrogeologico. “Serve un cambio di passo, basta edifici in aree a rischio”

 Prato, 7 marzo 2025 – Lunedì prossimo la Commissione d’inchiesta regionale sull’alluvione del novembre 2023 chiuderà i suoi lavori con l’approvazione della relazione finale. Sei mesi di lavoro, molte audizioni di amministratori, tecnici, esperti, comitati di cittadini. Tra gli addetti ai lavori ascoltati, particolarmente interessante è stata l’audizione di Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale, sentita il 3 febraio scorso. Più volte il segretario ha sottolineato il rischio idrogeologico che vive la Toscana, in particolare la zona centrale e nel dettaglio ha evidenziato che i pericoli, secondo le mappe redatte, sono conosciuti e devono essere affrontati a Prato e nella sua provincia.

Segretario Checcucci la presidente della Commissione Elisa Tozzi ha sottolineato su La Nazione l’importanza della sua audizione per cambiare verso al sistema di prevenzione.

“Ringrazio la presidente e i commissari per l’attenzione prestata. Come ho detto in audizione davanti alla Commissione, dall’attività di aggiornamento della pianificazione emerge chiaramente lo scollamento che purtroppo c’è stato tra la pianificazione di bacino e gli strumenti territoriali, che non sempre sono coerenti con questa e aggiornati. Mi riferisco non solo agli strumenti urbanistici ma anche ai piani di protezione civile comunali”.

Un problema rilevante per avere una efficace azione di prevenzione dei rischi e sfruttare al massimo tutte le risorse conoscitive del territorio messe a disposizione.

“Non è un caso che le direttive in materia di piani protezione civile del Presidente del Consiglio dei ministri del 2015 e 2021 ribadiscano l’importanza che i piani di protezione civile tengano conto delle mappe del Piani di bacino, ed in primis del Pgra, il Piano di gestione del rischio alluvione. La coerenza con il piano di bacino è dunque una “condicio sin qua non”. Il significato

profondo della prevenzione va ricercato anche in questa direzione”.

Mentre la realtà che ci dice?

“Negli anni la coerenza con il Pgra è stata, invece, trascurata, sottovalutata o magari assicurata solo sulla carta ma non nella gestione operativa e concreta del territorio”.

L’attività di conoscenza del territorio è fondamentale. L’Autorità di bacino mette a disposizione carte e mappe dettagliate per sapere il rischio che si corre, fate sapere quali sono le zone che devono essere protette, dove non si può costruire.

“La prevenzione deve essere garantita anche nella visione di sviluppo territoriale che scegliamo di perseguire e nella conseguente gestione: per prevenire e affrontare un qualunque evento meteo avverso occorre prima di tutto una solida conoscenza del territorio e dei suoi punti critici. Già in questa fase sulle aree a potenziale rischio significativo”.

Continuate la vostra opera di diffusione di informazioni ancora più utili e necessarie dopo l’alluvione tragica del novembre 2023.

“L’Autorità di bacino fornirà specifici indirizzi affinché si attuino le previsioni territoriali solo quando è possibile gestire adeguatamente il rischio o sia possibile realizzare interventi di mitigazione che davvero servono”.

Sembra che la tragedia abbia fatto prendere paradossalmente consapevolezza dei grandi rischi che il territorio, le imprese, la popolazione corrono.

“E’ arrivato il tempo di un’assunzione di responsabilità collettiva, delle istituzioni e delle amministrazioni che devono essere le prime a dare l’esempio. Un cambio di passo che si auspica possa fare tutto il sistema della protezione civile e del governo del territorio regionale. Per intendersi non vogliamo più vedere nuovi plessi scolastici con oltre 800 alunni costruiti in aree a pericolosità elevata, ancorché la norma formalmente lo consenta. La prevenzione che intendiamo portare avanti sta dunque in un nuovo approccio alla gestione del rischio basato sulla conoscenza e su norme e indirizzi che non ammettono deroghe”.