Silvia Bini
Cronaca

Storico ristorante chiude dopo 66 anni per ‘troppo lavoro’. "Non troviamo cuochi, in due non ce la facciamo più"

Prato, l’Antilope di via Pistoiese, locale aperto dal 1958, spegnerà l’insegna il 4 agosto. Il titolare: "I giovani non vogliono impegni nel weekend. È stata una decisione sofferta"

I titolari Stefano Masi e Alessandra Guasti con il figlio Lorenzo

I titolari Stefano Masi e Alessandra Guasti con il figlio Lorenzo

Prato, 23 luglio 2024 – “Chiudiamo per troppo lavoro". Sembra un paradosso, invece è la realtà dello storico ristorante "L’Antilope" di via Pistoiese. Punto di riferimento dei pratesi da 66 anni per pranzi, cene e cibo da asporto con il lavoro che non è mai venuto a mancare, anzi che nel tempo, contrariamente a molte attività, ha resistito e si è incrementato. Cento coperti vengono riempiti in men che non si dica, "basta alzare il bandone e c’è subito qualcuno che bussa", dice il titolare Stefano Masi. Le cene aziendali di Natale si fissano a settembre, il rapporto con i clienti ormai è diretto e confidenziale, molte persone arrivano da fuori provincia per mangiare all’Antilope tanto che la scelta di arrivate a spegnere l’insegna è stata tanto sofferta quando dura da prendere.

Ma non c’è stata alternativa: nonostante le ricerche, le proposte di lavoro i coniugi Stefano Masi e Alessandra Guasti non hanno trovato nessuno che volesse prendere le redini della loro attività. Eppure le soddisfazioni, anche economiche ci sono, il lavoro non manca, ma a fare da disincentivo è l’impegno richiesto.

"Io sono il primo ad entrare alle 7,30 la mattina e l’ultimo ad andare a mezzanotte passata – dice Masi – è un lavoro totalizzante, e oggi quando ai giovani chiedi di impegnarsi il sabato e la domenica storcono subito il naso". I titolari hanno continuato a lungo, ma adesso a sessant’anni passati hanno bisogno di un po’ di riposo: "Siamo abituati alla vecchia maniera – racconta – qui cuciniamo tutto a mano, non usiamo niente di preparato magari in quel modo sarebbe più facile. Crostini di fegatini, cacciagione, ragù di carne, ogni piatto viene preparato come un tempo con ingredienti freschi e selezionati’, parte a anche da qui il grande successo di clienti che il ristorante ha avuto e continua ad avere tutt’oggi".

Ma non c’è una generazione che intenda ereditare il mestiere e l’attività affiancando i titolari e sgravandoli da una parte dell’impegno: "Siamo davvero stanchi perché macinare ogni giorno tanti coperti in due soltanto è davvero estenuante – racconta il titolare –. Sono venuti nella nostra cucina decine di stagisti dell’alberghiero, ragazzi anche bravi ai quali abbiamo proposto un contratto di lavoro appena si fossero diplomati nessuno di loro si è più fatto sentire", così come gli annunci per cuoco, aiuto cuoco e lavapiatti sono caduti nel vuoto tanto da arrivare a prendere una decisione drastica. È il paradosso di attività che chiudono perché non ci sono persone disposte a lavorare. Succede anche questo. Il locale aprì nel 1958 con il nome ‘Girarrosto pratese’: alimentari, rosticceria, tavola calda.

"I miei genitori, Duilio e Onelia – racconta Masi – passavano le loro giornate in bottega. Diventarono ben presto famosi perché mio padre era l’unico che negli anni Sessanta importava l’antilope africana e la serviva a tavola. Da qui l’attuale nome del locale che era un punto di riferimento per tanti, sempre aperto da mattina a sera senza sosta, tutti i giorni". Due restyling il primo negli anni Ottanta e nel 2014, poi l’ingresso in società del figlio Lorenzo che però si è dedicato alla sala e alla carta dei vini con bottiglie di selezione e grande pregio.

"Il primo Natale che io e mia moglie abbiamo passato a casa è stato quello del 2023. In due in cucina non era possibile accontentare tutti avevamo talmente tante richieste da non sapere come fare e così ci siamo decisi a prendere ferie. Per tirare un po’ il fiato abbiamo esteso la chiusura settimanale: non più solo il lunedì ma anche il martedì. Ma questo è un lavoro che richiede impegno e presenza, è questo che ha fatto la forza di questa attività rimasta sempre familiare".

I dipendenti, si tratta di una decina di persone tra fissi e a chiamata, sono stati avvertiti per tempo: l’ultimo giorno di servizio sarà domenica 4 agosto quando l’insegna del ristorante "Antilope" si spegnerà per sempre. Un sogno lungo 66 anni costretto a cedere il passo ai tempi con grande rammarico. "Abbiamo avuto tante testimonianze di affetto da parte dei clienti ancora increduli, posso solo dire grazie a tutti".