I carabinieri per la tutela del patrimonio culturale hanno recuperato una coppia di moretti portavaso del XVIII secolo che erano stati rubati dalla chiesa di
San Michele Arcangelo a Carmignano nel 1979. La coppia di moretti portavaso in legno intagliato e dorato sono stati restituiti dal comandante del Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio all’attuale parroco Elia Matija. Le opere sono state individuate mediante la comparazione delle fotografie pubblicate sul catalogo di un’asta che si è tenuta nel 2021 presso un importante casa d’aste, con quelle contenute nella "Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti", gestita dal comando carabinieri di Firenze. La comparazione ha consentito di accertarne l’illecita provenienza. Le prime indagini effettuate hanno portato a un soggetto residente a Milano, al quale sono state individuate e sequestrate le opere in una sua abitazione di Venezia.
L’attività investigativa, coordinata dalla procura di Venezia, ha consentito di appurare che le opere, dopo il furto del 1979, nei successivi anni erano state acquistate da un noto collezionista toscano. In seguito, la nipote nominata amministratrice di sostegno, per far fronte economicamente alle esigenze assistenziali nei confronti dello zio, ha deciso di metterle all’asta. In questo modo i carabinieri per la tutela del patrimonio sono riusciti a individuare i due moretti capendo che si trattava degli stessi rubati nel lontano 1979. I successivi accertamenti hanno consentito di verificare l’estraneità ai fatti dell’anziano collezionista e della nipote, risultati estranei al furto. L’anziano collezionista li ha acquistati in buona fede. Data la natura giuridica dei beni, essendo di proprietà di ente religioso e pertanto sottoposti a tutela, l’autorità giudiziaria ne ha disposto la restituzione alla chiesa di San Michele Arcangelo di Carmignano. "Voglio ringraziare i carabinieri della tutela patrimonio – ha detto il parroco Elia Matija – E’ un segno che fa ben sperare per l’intero complesso che ospita la Visitazione del Pontormo affinché possano arrivare i fondi sperati per il recupero della chiesa".
Fondamentale per il buon esito delle indagini è stato il lavoro di catalogazione e censimento delle immagini fotografiche dei beni culturali da ricercare che confluiscono quotidianamente nella "Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti" del Ministero della cultura e gestita dai carabinieri dell’Arte. Si tratta del database più grande al mondo nel suo genere, con oltre 1.3 milioni di file relativi a opere da ricercare.