Prato, 9 febbraio 2024 – Ricordato oggi a Rondine Cittadella della Pace (Arezzo) e alla questura di Prato, in cerimonie distinte, il questore Giovanni Palatucci, reggente di Fiume in tempo di guerra, che morì di stenti il 10 febbraio 1945 nel campo di sterminio di Dachau dove era stato deportato dopo l'arresto da parte dei nazisti i quali scoprirono grazie a una delazione la sua attività clandestina per salvare migliaia di ebrei dell'Istria, secondo una stima riuscì a sottrarre alla persecuzione oltre 5.000 persone. Palatucci era originario di Montella (Avellino) dove era nato nel 1909. Morì a Dachau 78 giorni prima della liberazione mentre scontava l'ergastolo. Rondine gli ha dedicato una cerimonia sobria, ma ricca di significato.
Palatucci è riconosciuto come «Giusto tra le nazioni» e proclamato «Servo di Dio» in virtù del suo impegno speso per la salvaguardia dell'umanità, che ha permesso a numerosi ebrei di essere salvati dall'Olocausto, nonché insignito alla memoria per gli stessi fatti, nel 1995, dal mresidente della Repubblica della Medaglia d'oro al merito civile. «Come ogni anno, ricordiamo con orgoglio Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume, che salvò dalla deportazione molti ebrei. La sua storia è la storia di una vita donata per il prossimo - ha affermato il questore Maria Luisa Di Lorenzo che ha promosso l'iniziativa - ed è ricordato dalla Polizia di stato di Arezzo a Rondine cittadella della pace, luogo simbolo, per eccellenza, dell'integrazione e del dialogo». «La testimonianza di Palatucci è invito per tutti noi a riscoprire la sua vita come vita generosa spesa per il bene degli altri e per la sicurezza - ha detto il vescovo monsignor Andrea Migliavacca - Ed è una sollecitazione, un incoraggiamento, a tutti noi a riscoprire l'importanza di servire il bene comune e di servire anche il nostro Paese. Tutti insieme vogliamo, e desideriamo, costruire una società più giusta e una società nella pace e nel rispetto reciproco: ricordare Palatucci è una forte esortazione a vivere tutto questo». A Prato la questura ha ricordato Giovanni Palatucci con un incontro con gli studenti del liceo artistico 'Rodarì cui ha partecipato il presidente della locale Associazione nazionale ex deportati Gabriele Alberti, il professor Andrea Sacchetti, docente di storia presso il liceo classico «Cicognini», Renata Conforti Orvieto rappresentante della Comunità ebraica, testimone diretta in quanto esponente di una famiglia direttamente salvata da Palatucci; l'assistente capo coordinatore Armando Albano, cultore della materia della «Shoah». Il vescovo di Prato Giovanni Nerbini e il cappellano don Gino Calamai hanno officiato un momento di preghiera. Poi il questore Antonio De Lorenzo, presente anche il rabbino capo Gad Piperno, ha deposto un omaggio alla lapide che ricorda Palatucci nel Parco della Liberazione e della Pace dove c'è un olivo in sua memoria.