Rossi, la gloria novantenne

L’ex calciatore biancazzurro e "memoria storica" parla dell’attuale Prato

Rossi, la gloria novantenne

Antonio Rossi

Antonio Rossi classe 1933, nove anni nel Prato, esordio con Segato ex viola compagno di squadra, 5 anni capitano, 5 anni di serie B e 4 in C, ha varcato alla grande i novanta serbando le stigmate del biancazzurro.

La sorte ahinoi gli riservò purtroppo una brutta sorpresa quando decise nello scorso campionato di andare a rivedere il suo Prato al Lungobisenzio, il campo su cui era cresciuto calcisticamente. Chiese di entrare nell’intervalloa, mostrò tesserino, si qualificò. Gli fu risposto che l’accesso era impossibile e di tornaree all’inizio con regolare biglietto. "Rimasi malissimo – spiega Antonio – Capii che non c’era più posto per gli affetti verso una società a cui avevo dato tutto e che ho ancora nel cuore. Ma eliminare il passato, è eliminare la parte più viva della storia biancazzurra, quando il calcio era pane e sudore".

Cosa manca al Prato attuale? Quello spirito di sacrificio originato dal senso di appartenenza a una città e a una storia che ha visto la dedizione di tanti".

Quali erano i rapporti allora? "Gran parte della nostra generazione calcistica è vissuta in un clima da famiglia. Fino a pochi anni fa avevamo un’occasione d’incontro annuale con una partita fra vecchie glorie, favorita dal compianto Ranieri Ghiardi, che funzionava anche da risonanza con la tifoseria. Ora impera soltanto la legge del risultato domenicale senza la partecipazione convinta della tifoseria".

Tutta in seno al Prato è maturata la carriera di Rossi?

"Sostanzialmente si.Valcareggi, passato all’Atalanta, mi avrebbe voluto con sé, ma prevalse l’attaccamento al Prato. Solo sul finire della carriera feci un’esperienza triennale a Pistoia".

Dopo il calcio, pensionato a tempo pieno?

"No, prima ho mantenuto una filatura, poi un bar in via Roncioni. Solo da poco mi sono ritirato con mio figlio a Vaiano a fare il pensionato senza il permesso di arrugginire".

Come giudichi l’attuale campagna acquisti del Prato?

"Non la giudico. I nomi sembrano promettenti, ma occorre inserirli in una realtà societaria, espressione di un passato a cui in molti abbiamo dato passione e sacrificio".

Sono questi gli ingredienti per una ripresa?

"Indubbiamente. A questi livelli non si richiedono requisiti calcistici eccezionali, tranne che per alcuni giocatori fondamentali: gli altri dovranno cercare il risultato e il consenso dei tifosi che a Prato, città di lavoratori, si ottiene soprattutto dimostrando attaccamento ai propri colori, opportunamente riattivata da Ridolfi nello scorso campionato, come lui stesso ebbe a dichiarare a spiegazione del cambio di marcia della squadra".

Roberto Baldi