San Paolo, bufera sul cantiere fermo: "Prima pietra? Teatrino elettorale"

L’attacco di Cocci (FdI) sui lavori al palo: "Scopriamo che sono ancora all’interno di un iter autorizzativo"

San Paolo, bufera sul cantiere fermo: "Prima pietra? Teatrino elettorale"

Tommaso Cocci, capogruppo FdI e consigliere provinciale; in basso la prima pietra simbolica dell’avvio dei lavori della casa di comunità di San Paolo

PRATO

"I lavori ancora al palo della Casa di Comunità di San Paolo certificano purtroppo lo stato di dissesto in cui versa la sanità nella Regione Toscana a guida Pd, che ormai senza alcuna vergogna prima annuncia l’avvio dei lavori già dall’inizio del 2024 e poi accortasi del ritardo si presta a delle cerimonie farsa come quella del 28 maggio scorso". L’attacco è di Tommaso Cocci, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale e consigliere provinciale. "Leggo con amarezza e sdegno dalle colonne de ’La Nazione’ che il distretto socio-sanitario di San Paolo è sostanzialmente ancora all’interno di un iter autorizzativo, ben lontano dalla fase esecutiva di edificazione – prosegue Cocci – Ricordiamo che in data 28 maggio, in piena campagna elettorale per le amministrative, era stata posata la prima pietra di questo complesso alla presenza di Biffoni, Bugetti e del presidente Giani. Oggi abbiamo chiaro, quello che all’epoca era solo un sospetto, ossia che quella cerimonia in pompa magna era un tassello di campagna elettorale, con piena consapevolezza di Regione e Comune sul fatto che i lavori non sarebbero mai iniziati a breve".

Cocci calca ancora di più la mano, pensando ai cittadini che attendono "una risposta sanitaria all’interno del nostro territorio ed ancor più vergognoso se si pensa all’uso strumentale e retorico da parte di Comune e Regione che si è voluto fare in quell’inaugurazione del nome del dottor Angelo Di Leo che tanti pratesi, la mia famiglia compresa, ricordano per il suo lavoro instancabile a favore dei malati di cancro".

Il capogruppo di FdI sottolinea che la posa della prima pietra sia stata inappropriata. "Se la Regione e l’amministrazione comunale sapevano che ancora non era finito l’iter autorizzativo e non poteva essere avviata la fase esecutiva, perché si sono prestati al teatrino del 28 maggio?", si chiede. E di fronte alle difficoltà e ristrettezze economiche, Cocci torna su un nodo che ogni tanto torna a galla: l’ex Creaf ed il suo futuro utilizzo. "Perché per la costituzione del distretto di San Paolo non sia stato preso in considerazione lo stabile ex Creaf di proprietà delle Regione, il quale giace praticamente inutilizzato – si chiede – . Difatti per la sede ex Creaf di via Galcianese la Regione Toscana ciclicamente annuncia una nuova funzione di quello stabile senza mai dargli un seguito. Anche questo rientra nell’album degli sprechi della nostra Regione".

Sa.Be.