REDAZIONE PRATO

Santa Lucia non perde il sorriso: "La taverna? Una piscina coperta"

Ancora fango nelle strade della frazione alluvionata. Autobotti in azione per svuotare la cantine

Santa Lucia non perde il sorriso: "La taverna? Una piscina coperta"

"Ho fatto la piscina coperta in taverna, in vita mia non avrei mai pensato di arrivare a tanto". Fausto Vannucchi, incarnando in pieno il dna dei pratesi non perde la voglia di scherzare né quella di fare. Non ci tiene a piangersi addosso anche se le sua abitazione è tra quelle di Santa Lucia colpite dall’ondata eccezionale del maltempo che ha finito per rompere l’argine del Bisenzio e invadere, case, cantine, negozi e attività che oggi, una settimana dopo il disastro, hanno ancora ovunque una patina grigia che sarà complicata da togliere nell’immediato.

"Siamo stati fortunati rispetto ad altri, si è allagata la taverna, abbiamo perso mobili, il frigorifero, un congelatore, ma insomma siamo qui". Vannucchi si fa forza e la regala a chi invece non riesce a trattenere le lacrime. Come Debora Bartolozzi, commessa del negozio Primigi tra via Bologna e via Dino Campana. Ancora ieri mattina un’autobotte in azione, stava togliendo acqua dallo scantinato allagato fino a un metro e settanta centimetri di altezza. "Abbiamo perso tutto, scarpe, abbigliamento, tutto. Quel monte di roba mista a fango nella strada? È quello che avevamo al piano alluvionato - dice Bartolozzi mentre gli occhi si riempiono di lacrime -. Rimborsi? Per adesso non ne abbiamo idea". Soltanto ieri il negozio ha potuto riaprire grazie alla forza di volontà e alla forza delle braccia di 35 uomini tra volontari, amici e parenti. Sono passati sette giorni dall’alluviole, e le vetrine dello store di calzature da bambino trasudano ancora umidità mentre la merce esposta è la poca rimasta intatta. Bartolozzi si stringe tra le spalle e tira un sospiro: "Grazie a chi ci ha aiutato".

Via Bologna nella zona di Santa Lucia, via Dino Campana, via Bino Binazzi, via della Cooperazione, via Carlo Lorenzini sono distese di fango, ancora è pericoloso camminare , il rischio di cadere è alto. "È stato un inferno". dice Ludovico Vieri. "Si vedono ammassi di rifiuti ovunque, quelle in strada sono intere vite finite in immondizia mista a fango. Basta guardarsi intorno per capire che cosa è successo". Quasi tutte le attività sono riaperte come l’elettrauto che sta tentanto di far ripartire una Panda rimasta allagata: "Il problema sono le centraline, ci sono diverse persone che stanno venendo a chiedere preventivi, bisogna capire se è possibile intervenire e soprattutto se conviene", dice Luca Nesti rimasto con la moglie per giorni a spalare il fango che era entrato nell’officina. Ma anche lui si ritiene fortunato: "Solo un po’ di acqua nel magazzino, ma c’è a chi è andata peggio. Abbiamo pulito io e mia moglie, va bene così".

Santa Lucia e Figline i due quartieri feriti dalla furia delle acque tentano di rialzarsi, senza scopraggiarsi, senza piangersi addosso, con grande forza di volontà. Nessuno resta con le mani in mano, la pulizia di oggetti e mobilia prosegue ininterrotta mentre la colonna mobile della protezione civile del Lazio ieri mattina era in zona a portare conforto.

"Abitano qui i miei genitori anziani, si è allagato il garage, dentro ci abbiamo trovato i pesci", dice Linda Mazzetti. "È tutto andato perso, ma erano cose che stavano in cantina, ne faremo a meno". Lo spirito è sempre quello dei pratesi che si risollevano e non mollano.

"Abbiamo passato una notte intera a presidiare gli ingressi di casa: da una parte io e dall’altra mia moglie. Abbiamo cercato di fare il più possibile da scudo all’acqua che entrava", racconta Moreno Salvadori, operaio tessile in pensione . Uno scudo umano che almeno è servito a limitare i danni. Da qui si riparte, senza guardare indietro ma solo avanti.

Silvia Bini