REDAZIONE PRATO

Scacco alle ditte "apri e chiudi". Maxi sequestro da oltre un milione. E il "regista" è un commercialista

Il gip ha disposto il sequestro di beni e soldi a carico di due imprenditrici cinesi risultate titolari di aziende individuali. Nei guai un professionista ritenuto la "mente" delle operazioni per scomparire dal fisco.

La Guardia di finanza ha seguito le indagini sulle due imprenditrici cinesi a cui poi sono stati fatti i sequestri

La Guardia di finanza ha seguito le indagini sulle due imprenditrici cinesi a cui poi sono stati fatti i sequestri

Scacco matto alle ditte "apri e chiudi". E’ quello che è stato messo a segno dalla Guardia di finanza di Prato che ha eseguito accertamenti nei confronti di due imprenditrici cinesi che, grazie alla "regia" di un commercialista pratese, erano riuscite a inanellare una serie di aperture e chiusure di aziende in modo da scomparire agli occhi del fisco lasciandosi alle spalle montagne di debiti. Nei giorni scorsi il gip, su richiesta della procura guidata da Luca Tescaroli, ha emesso un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di 1,5 milioni di euro nei confronti delle due imprenditrici cinesi, risultate titolari di ditte individuali operative al Macrolotto. Nell’ambito dell’inchiesta è stato coinvolto anche un commercialista.

Secondo quanto riferito, il sequestro ha riguardato 5 immobili a Prato, 2 auto e altri beni nella disponibilità delle due donne orientali che, si spiega in una nota diffusa dalla procura di Prato, "sono risultate operare secondo lo schema cosiddetto ‘apri e chiudi’, che rappresenta una minaccia strutturale per il tessuto economico, il gettito fiscale, la concorrenza e la sicurezza economica contro infiltrazioni criminali". Un tema su cui il procuratore Tescaroli ha insistito molto dal momento del suo insediamento a Prato nel luglio scorso. In pochi mesi, ha più volte portato all’attenzione del governo quello che viene definito come "sistema Prato", un groviglio di illegalità che minaccia il tessuto sano dell’economia non solo cittadina ma italiana.

In merito alle indagini della finanza, il gip, nel decreto di sequestro, "ha riconosciuto integrato il delitto di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, caratterizzato dalla distrazione delle risorse attive da parte delle imprese indebitate soprattutto con il fisco".

In pratica, "una volta trasferito l’attivo e l’avviamento nella new company" sono state lasciate "in pancia all’impresa indebitata le sole risorse passive", spiega ancora il procuratore nella nota. Il meccanismo delittuoso, si precisa inoltre, "si inserisce in un contesto associativo e si è nutrito dell’apporto di un commercialista pratese, che risulta aver svolto il ruolo di regista, e che è stato destinatario di un decreto di perquisizione e sequestro. Il professionista risulta aver messo a disposizione le sue conoscenze tecniche, ha consapevolmente suggerito, supportato e avallato il comportamento evasivo di più imprenditori, fornendo assistenza nella cancellazione e nella costituzione delle imprese, nonché nella predisposizione delle dichiarazioni fiscali".

Dichiarazioni "fasulle" che servivano a creare i presupposti per l’apertura della ditta e la successiva chiusura nell’arco di due anni. Il solito schema emerso in più inchieste della procura da una decina di anni a questa parte nelle quali sono stati coinvolti diversi professionisti, pratesi e non. La stesso procuratore, nella relazione presentata alla commissione di inchiesta sulla sicurezza sul lavoro in Senato a gennaio, ha spiegato che "lo sfruttamento si accompagna a una serie di ulteriori condotte criminose da parte di professionisti che, come consulenti, forniscono supporto operativo agli imprenditori cinesi dando forza a una comunità sì chiusa in se stessa, ma che si avvale di una serie di relazioni con il mondo delle professioni e con esponenti delle pubbliche amministrazioni per portare a termine i propri traffici. E’ una comunità isolata ma che cerca rapporti con l’esterno".

Laura Natoli