Scarti tessili da riciclo: "Le norme europee non penalizzino la filiera pratese"

L’appello di Confindustria, Cna e Confartigianato al ministero perché tenga conto delle peculiarità del Made in Italy. La preoccupazione: "A rischio le sfilacciature, sarebbero ritenute aziende che trattano rifiuti" .

Scarti tessili da riciclo: "Le norme europee non penalizzino  la filiera pratese"

Scarti tessili da riciclo: "Le norme europee non penalizzino la filiera pratese"

La definizione della disciplina dell’End of waste dei prodotti tessili torna alla ribalta con l’inizio dell’anno: un argomento che sta a cuore al distretto pratese che si è fatto sentire al Ministero dell’ambiente con una lettera sottoscritta da Confindustria Toscana Nord, Cna Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato. Una missiva complessa ma che in sintesi si può suddividere in capisaldi precisi: valorizzazione dei materiali tessili da riciclo, facilitazione massima nella loro gestione e pertanto, una volta individuati come tali, no alla loro classificazione come rifiuto. La lettera nasce nell’ambito delle consultazioni per la definizione della disciplina del End of waste tessili, in sostanza quella che sarà la magna charta con le regole che stabiliscono quando un materiale di scarto, già classificato come rifiuto, cessa di essere tale per rientrare nel ciclo produttivo come materia prima secondaria.

Ctn, CnaToscana Centro e Confartigianato hanno presentato dei rilievi sia di metodo (si teme che la norma italiana non si armonizzi con quella europea ancora in corso di definizione) sia soprattutto di merito, dato che nel testo ministeriale il momento del ciclo in cui si realizzerebbe il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria è troppo avanzato, praticamente quando il materiale è già stato riportato allo stato di fibra. Una regola, questa, che se si concretizzasse potrebbe avere conseguenze gravi sulla filiera, scoraggiandone l’attività e incidendo negativamente sulla sua tenuta e sulla occupazione. La preoccupazione relativa al distretto pratese si accende sulle sfilacciature: "Con l’impostazione prevista dovrebbero essere classificate come aziende che trattano rifiuti, senza alcun beneficio ambientale diretto e con una distorsione di una realtà industriale molto ben consolidata. Oggi, col quadro normativo esistente e la prassi consolidata, le sfilacciature sono imprese manifatturiere come le altre e tali devono rimanere", si legge in una nota congiunta. "E’ evidente che il fatto di classificare come rifiuti materiali già individuati come adeguati a essere reimmessi nei cicli produttivi costituisce una forte improprietà e non contribuisce a quella valorizzazione del riciclo che noi auspichiamo - commenta Francesco Marini, delegato per la sostenibilità della sezione Sistema moda di Ctna. Il riciclo tessile è un ambito produttivo specialistico. Sarebbe grave che processi storicamente integrati nel processo di riciclo venissero declassati a trattamento rifiuti". "Il tema rappresenta per le nostre aziende un fattore di importanza fondamentale – dicono Moreno Vignolini, presidente nazionale della Federazione Moda di Confartigianato, e Francesco Viti, presidente di Federmoda Cna Toscana Centro –. Ssiamo in stretto contatto anche con gli altri territori tessili coi quali si registra una sostanziale condivisione delle criticità sollevate a Prato. Il nostro impegno unitario è quello di portare a livello nazionale le nostre posizioni, avendo la forza e la credibilità perché possano venire accolte nel testo definitivo". Oltre che scrivere al Ministero dell’ambiente, le categorie economiche hanno trasmesso una nota ai parlamentari pratesi. L’auspicio che viene formulato è che non si vogliano stabilire norme a discapito di un sistema produttivo che oggi è un vanto per il Made in Italy.

Sa.Be.