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Scarti tessili e costi. Confindustria: "Trattare i materiali alluvionati come rifiuti urbani"

Seguendo le regole dei rifiuti speciali dovrebbero essere smaltiti per iniziativa e a carico delle imprese. La proposta degli industriali alla Regione per non penalizzare aziende già provate dal disastro.

Scarti tessili e costi. Confindustria: "Trattare i materiali alluvionati come rifiuti urbani"

L’emergenza maltempo si declina anche negli effetti collaterali dell’alluvione. Il nodo sta nei rifiuti derivati dall’alluvione con l’aggiunta del rebus fanghi. Un tema che sta a cuore alle aziende tessili, già colpite dal disastro e che richiede, come evidenzia Confindustria Toscana Nord, risposte chiare "perché le imprese non siano ulteriormente penalizzate". Con tanto di proposta per lo smaltimento dei materiali tessili alluvionati. "Una possibilità, per alleggerire la situazione e consentire di poter utilizzare i pochi impianti in dotazione alla Regione, potrebbe essere quella di considerare come rifiuti urbani almeno i materiali tessili alluvionati (fibre, filati, tessuti, capi finiti) – è la proposta di Ctn – . I rifiuti tessili non hanno in sé nessuna controindicazione rispetto alla classificazione come rifiuti urbani: non avendo alcun profilo di pericolosità, fino a pochi anni fa erano qualitativamente classificati come tali". Un nodo da sciogliere riguarda la classificazione dei rifiuti tessili alluvionati che se dovessero essere assimilati agli speciali, dovrebbero rimanere in carico agli imprenditori.

Una nota stonata sulla quale Confindustria richiede che sia fatta maggiore chiarezza. "La prima delibera della Regione Toscana sui rifiuti dello scorso 3 novembre ha risolto il problema degli stoccaggi, consentendoli anche in deroga alle normali autorizzazioni – riflette Ctn – Ma l’ordinanza regionale stabilisce che i rifiuti provenienti da attività produttive e ordinariamente classificati come speciali continuino ad essere tali, anche se derivanti dagli eventi alluvionali". Il timore mosso da Ctn è che "in assenza di altre specifiche, i materiali alluvionati direttamente legati alla produzione (materie prime, semilavorati, prodotti finiti) potrebbero dover seguire le regole dei rifiuti speciali ed essere smaltiti per iniziativa e a carico delle imprese attraverso operatori privati specializzati e per lo più in impianti collocati fuori Regione".

Se così fosse, sarebbe "una prospettiva che spaventa non solo per la sua onerosità, ma anche per le difficoltà di realizzazione". Ctn ricorda "il forte sottodimensionamento della dotazione impiantistica toscana" che "complicava già in tempi normali queste operazioni". Il che significa che "a fronte della mole molto ingente di rifiuti da alluvione, lo scenario più plausibile è quello di tempi molto lunghi e della necessità di depositi temporanei per collocare nel frattempo i materiali da smaltire". Così secondo Confindustria "al giusto allarme del presidente Giani per i rifiuti in strada, che vanno rimossi, andrebbe aggiunto un altro allarme: quello dei mucchi di rifiuti, in attesa per mesi di essere smaltiti, sparsi in ampie aree del territorio". E Ctn ricorda quanto sta accadendo in Emilia Romagna, regione che conta un termovalorizzatore per provincia, dove "il processo di smaltimento non si è ancora concluso: facile immaginare quali prospettive si possano aprire per la Toscana". C’è poi il capitolo dei macchinari alluvionati per i quali va aggiunta "la necessità di verifiche di funzionamento o di possibilità di riparazione" e anche il problema dei fanghi palabili, quelli più densi, provenienti dalla pulizia dei locali inondati. "Occorre che tutte le amministrazioni comunali, assieme a Publiacqua, individuino urgentemente siti di stoccaggio, anche solo temporanei, in cui questi fanghi possano essere conferiti".