REDAZIONE PRATO

Scavalca il muro ed evade. Detenuto preso in serata

All’uomo, italiano di 50 anni, era stata revocata la semilibertà. E’ riuscito a oltrepassare il muro perimetrale del carcere. Fermato in serata a Firenze.

L’esterno del carcere della Dogaia

L’esterno del carcere della Dogaia

Non sarebbe dovuto uscire ieri mattina dal carcere della Dogaia per andare al lavoro. Il giorno precedente era stato colpito da una nuova misura cautelare con la quale gli era stata revocata la semilibertà. Ma lui è riuscito comunque a intrufolarsi nel regime di semilibertà della Dogaia da dove è uscito e, approfittando di una zona nascosta fra gli alberi, ha scavalcato il muro perimetrale del carcere di Maliseti. L’evasione da film è avvenuta ieri mattina creando non poco allarme fra gli agenti di polizia penitenziaria che non riuscivano a capire come abbia fatto l’uomo, italiano di mezza età e con diversi precedenti alle spalle, fra cui una condanna per truffa, a svanire nel nulla. Le ricerche del fuggitivo sono finite in serata quando l’uomo è stato rintracciato a Firenze dalla polizia penitenziaria pratese e condotto nuovamente alla Dogaia.

A lanciare l’allarme è stata la segreteria regionale del Sinappe (sindacato nazionale autonomo polizia penitenziaria) che ha espresso "preoccupazione e sdegno per quanto accaduto nella casa circondariale di Prato".

Secondo una prima ricostruzione, il detenuto, giovedì, era stato destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere, che prevedeva il suo immediato reinserimento nei reparti detentivi. Nonostante la sorveglianza avesse impartito precise disposizioni per impedire la sua uscita il detenuto è riuscito a dileguarsi "sfruttando una zona con scarsa visibilità – spiegano dal sindacato –, caratterizzata dalla presenza di un giardino alberato". L’allarme è stato diramato alle 7.15, ma il detenuto aveva già scavalcato il perimetro. "L’episodio mette in luce criticità gestionali e organizzative che non possono più essere tollerate – aggiungono dal sindacato –. La fuga di un detenuto evidenzia non solo l’urgenza di un rafforzamento dei protocolli di sicurezza, ma anche la necessità di un intervento immediato per garantire che ciò non si ripeta. Il Sinappe richiama l’amministrazione penitenziaria e i vertici dell’istituto a rispondere con prontezza e fermezza, sia avviando un’indagine interna sia adottando misure volte a tutelare l’incolumità della collettività e a rafforzare la sicurezza nelle carceri".

"È indispensabile – concludono – che il personale di polizia penitenziaria venga dotato di strumenti adeguati e sia formato in modo costante, per far fronte a situazioni di emergenza e per garantire la corretta applicazione delle disposizioni detentive".

Laura Natoli