Laura Natoli
Cronaca

Schiavi in fabbrica: quattro pesanti condanne

Quattro anni e 9 mesi per i gestori di fatto della «Doris Line», due anni e 6 per i collaboratori e tre assoluzioni. L’accusa per tutti era di caporalato

Il procuratore Giuseppe Nicolosi e il pm Lorenzo Gestri

Il procuratore Giuseppe Nicolosi e il pm Lorenzo Gestri

Prato, 2 marzo 2023 – Costretti a lavorare fino a 12-14 al giorno,  sette giorni su sette con il divieto di poter usufruire del riposo settimanale. Il tutto per paghe da fame (750 euro in busta paga), la metà delle quali corrisposte a nero. Insomma, schiavi nella fabbrica per la quale lavoravano, costretti ad accettare le condizioni di lavoro offerte a causa del loro stato di indigenza. Con l’accusa di caporalato (603 bis) sono stati condannati dal tribunale di Prato i gestori di fatto della confezione «Doris Line» (quattro anni e 9 mesi) e i due collaboratori dei titolari di fatto (2 anni e sei mesi). Sono tutti di origine cinese. Tre, invece,  le assoluzioni. 

I fatti accertati risalgono a un periodo di tempo compreso fra il 2017 e il 2019 e si riferiscono allo sfruttamento di almeno quattro operai, due dei quali erano richiedenti asilo per questioni umanitarie. L’inchiesta era partita dalla denuncia di uno degli operai e grazie a lunghe e minuziose indagini (condotte dal pm Lorenzo Gestri, oggi trasferito a Firenze) la Procura di Prato aveva accertato come all’interno della confezione  venivano sfruttati gli operai «in stato di bisogno», costretti ad accettare condizioni di lavoro disumane e a lavorare in ambienti insalubri e e privi delle più banali cautele in ambito di sicurezza. 

Uno schema ricorrente all’interno delle confezioni a gestione cinese del Macrolotto, come emerge dalle tante inchieste della procura pratese.