La Procura di Prato ha predisposto la richiesta di rinvio a giudizio, al termine delle indagini completate alla fine del mese di ottobre scorso, nei confronti di dieci indagati, un cittadino cinese e altri nove di nazionalità italiana, con riferimento ai reati di scommesse clandestine in un contesto associativo.
L’inchiesta era partita nel 2023 ed era stato portata avanti dagli investigatori della Squadra mobile di Pistoia e della Guardia di finanza di Pistoia e da quelli di Prato. Al centro dell’attenzione dell’inchiesta erano finiti affari legati a scommesse clandestine, che stando agli esiti delle indagini ammontano ad una somma di circa 600mila euro.
Gli scommettitori coinvolti, prevalentemente di nazionalità italiana, erano attratti in particolare da giocate di carattere sportivo o tramite collegamenti online con casinò.
Un giro fatto di giocate d’azzardo, illegali e clandestine che confluivano in un sistema di raccolta di scommesse "sia online su appositi siti clonati, sia in sale slot, che si trovano a Prato in via Castagnoli, in via Longobarda e in via Galilei, riconducibili a cittadini cinesi", si legge in una nota della Procura pratese, diretta dal procuratore capo Luca Tescaroli, che ha raccolto l’inchiesta dai colleghi della Procura pistoiese relativa alle dieci posizione per competenza territoriale. Risulterebbe, infatti, che la gestione del giro di scommesse fosse da attribuire a due soggetti pratesi, contando sull’appoggio del cinese coinvolto.
L’inchiesta aveva preso origine dalla denuncia per estorsione ai danni di un ristoratore di Montecatini. Nell’aprile scorso furono anche arrestate 12 persone tra Prato, Roma, Lucca, Latina, e Massa Carrara in esecuzione di misure di custodia cautelare (9 in carcere, 3 ai domiciliari con braccialetto elettronico). Le indagini, durate oltre un anno, avrebbero consentito, si spiegava all’epoca degli arresti in una nota degli inquirenti, "di ricostruire l’esistenza di un pervicace fenomeno estorsivo" e di un vero e proprio "sistema di scommesse illegali e clandestine", sia "online su appositi siti clonati, sia in sale slot" a Prato, "nominalmente riconducibili a cittadini cinesi ma di fatto in mano a due dei soggetti sottoposti a misura cautelare, che ne dispongono pienamente alla stregua di veri e propri titolari, avvalendosi di vari collaboratori".
Nel maggio scorso il gip di Prato nel ribadire la sussitenza dei "gravi indizi" ha scarcerato dieci indagati, assegnando altre misure cautelari. L’inchiesta, passata di competenza per le dieci posizioni dalla Procura di Pistoia a quella di Prato, è stata assegnata nel maggio scorso alla pubblico ministero Valentina Cosci. Nel corso delle indagini complesse sono emerse, inoltre, ulteriori acquisizioni fino ad arrivare alla conclusione delle indagini, che sono state chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio. Intanto rimangono sottoposte a sequestro preventivo, emesso dal gip di Prato, le sale di via Longobarda e di viale Galilei, mentre è stato dissequestrato l’immobile di via Castagnoli, su istanza dell’avvocato del cinese.
Infine è stata fissata l’udienza preliminare davanti al Gup Camilla Tesi: l’udienza si terrà l’anno prossimo, il 25 febbraio 2025. Un’indagine, questa, che assume un risvolto importante per Prato proprio nell’andare a scandagliare quei legami che si possono essere creati tra due mondi, quello italiano e quello cinese, in settori ed ambiti non del tutto chiari e legali.
Il prossimo passo della vicenda, adesso, sarà compiuto davanti al gup nel febbraio prossimo con l’udienza preliminare.