SILVIA BINI
Cronaca

"Seguo questa famiglia da quando era un bambino. Si era sempre più isolato"

L’assessore Ciolini: "Io stessa sono andata almeno tre volte da luglio a casa loro". Il giorno della tragedia era prevista la visita degli assistenti sociali.

La villetta a schiera di via Toccafondi a Montepiano (Vernio) dove Anna Viliani è stata uccisa dal figlio

La villetta a schiera di via Toccafondi a Montepiano (Vernio) dove Anna Viliani è stata uccisa dal figlio

La morte di Anna Viliani ha scosso Montepiano. Non poteva essere altrimenti. Un dramma che ha lasciato sgomenti, un omicidio svelato nel modo più atroce: i vigili del fuoco, intervenuti per domare un incendio nella villetta in cui la donna viveva con il figlio, hanno scoperto il corpo senza vita della 60enne. A ucciderla è stato proprio il figlio di 22 anni. Dopo l’orrore è il tempo della riflessione.

L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Vernio, Antonella Ciolini, conosceva bene la famiglia e soprattutto conosceva quel giovane diventato assassino. "Ho avuto modo di avvicnarmi alla famiglia già durante il primo mandato con il sindaco Cecconi, quando il ragazzo frequentava le elementari – racconta Ciolini –. All’epoca studiava alla scuola per bambini sordi di Carpi, era seguito dai servizi sociali e dalla Asl. In quel periodo stava bene, era riuscito a crearsi degli amici e aveva degli interessi grazie alla scuola".

Gli anni sono passati, quel bambino con problemi fisici e psichiatrici è cresciuto, ma si è chiuso sempre più nel proprio mondo, fatto di solitudine e isolamento. Il Comune di Vernio ha continuato a seguire la famiglia, tanto che il giorno stesso dell’omicidio era prevista l’ennesima visita dei servizi sociali. Ma ormai era troppo tardi: il giovane aveva già portato a termine il suo macabro piano.

Eppure, nulla lasciava presagire un epilogo così drammatico. "Da luglio fino al giorno della tragedia sono stata almeno tre volte a casa loro insieme al personale dei servizi sociali – prosegue Ciolini –. Non ho mai percepito nulla che potesse far pensare a un disagio così profondo. Era una famiglia con tanti problemi, ma seguita. Non ho visto situazioni di particolare degrado in casa né condizioni di non vivibilità: il ragazzo aveva la PlayStation e usava internet. Aveva problemi, tanto che a novembre sono stata io stessa insieme agli assistenti sociali a convincere la madre che un ricovero potesse essere utile per lui. All’inizio Anna era titubante, le dispiaceva, ma poi ha capito che sarebbe stato per il suo bene". Una madre preoccupata per il futuro del figlio, per la sua solitudine, per la sua incapacità di badare a se stesso. Domande senza risposta, quelle che oggi si pone la comunità.

I Comuni, con le risorse a disposizione, cercano di seguire le situazioni più delicate. "Quando accadono tragedie simili, ci si interroga su tante cose, ci si chiede se si poteva evitare, se si poteva fare di più. Sicuramente sì, ma questo non è un caso di abbandono", sottolinea l’assessore.

Le risorse non bastano mai, ma paradossalmente i piccoli centri come Montepiano hanno più strumenti rispetto alle realtà più grandi. "Nei paesi di montagna esistono ancora forme di aggregazione, di solidarietà, qui le persone si conoscono e si aiutano. Quello che posso affermare è che purtroppo le richieste di assistenza sono in aumento, non solo a livello economico. Come Comune, possiamo erogare fino a 1.500 euro l’anno per ogni richiesta, ma esiste un limite di spesa", spiega Ciolini.

Negli ultimi anni, almeno sul fronte del personale, la situazione è migliorata. "Ora abbiamo quattro assistenti sociali per il nostro territorio, mentre dieci anni fa ce n’era solo uno". Di fronte a una tragedia simile, però, le parole sembrano non bastare. "Parlare troppo adesso non serve a nessuno e non restituirà giustizia. Resta solo un’enorme tragedia", conclude l’assessore.

Silvia Bini