REDAZIONE PRATO

Senza cassa integrazione "Noi, artigiani dimenticati"

Ritardi fino a quattro mesi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali. Situazione peggiorata rispetto al 2020. La Cisl: prima i pagamenti, poi i controlli

Quattro mesi di ritardo nell’erogazione della cassa integrazione ai lavoratori dell’artigianato. E’ l’allarme sociale che arriva dall’Ebret, l’ente bilaterale toscano che si occupa dei pagamenti della cassa integrazione per il mondo artigiano, ma che al momento non ha le risorse necessarie per fare fronte a tutte le richieste già autorizzate. Tutta colpa della burocrazia e dei ritardi ministeriali: "Le risorse sono già state stanziate da leggi e decreti del governo" spiega Mario Catalini, presidente dell’Ebret. "Ma non sono ancora state trasferite dal ministero all’ente bilaterale che poi si occupa dell’invio degli assegni".

Il dato di fatto è che nel 2021 non è ancora arrivato un centesimo di cassa integrazione agli artigiani. L’ultima mensilità erogata, in ritardo, è stata quella di dicembre. In Toscana ad attendere i pagamenti sono oltre 20mila lavoratori, di cui circa il 10% sono dipendenti di ditte artigiane della provincia pratese. In totale nel 2020 per Prato sono stati erogati 32 milioni di euro di cassa integrazione per gli artigiani (dati forniti dalla Cisl Toscana). Le aziende interessate sono state 2414, per un totale di 11.272 lavoratori che hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. "Ma quanto dobbiamo aspettare ancora?" si domanda Catalini. "Com’era lecito aspettarsi la pandemia ha prodotto conseguenze drammatiche sull’economia e sulla società covoòe, con un ricorso massiccio alla cassa integrazione. Per il settore dell’artigianato nel 2020 l’hanno richiesta circa 800mila lavoratori in tutta Italia, di cui 83mila toscani. A livello nazionale ciò ha significato un intervento per oltre 2 miliardi di euro, con quasi 300 milioni spesi nella sola Toscana, una delle regioni dove l’artigianato è risultato essere più in difficoltà".

Ma perché dopo le difficoltà nell’erogazione degli ammortizzatori sociali nel 2020, la situazione è addirittura peggiorata quest’anno? La spiegazione si trova in una sola parola: burocrazia. "Il fondo bilaterale deve rendicontare il proprio fabbisogno al ministero prima di potere ricevere le risorse necessarie" proseguono dall’Ebret. "Questo dilata i tempi, perché il meccanismo andrebbe invertito: la rendicontazione andrebbe fatta dopo i pagamenti non prima". Un altro problema è quello dello stanziamento cumulativo da parte del governo sia della cassa integrazione degli artigiani che di quella dei lavoratori interinali. "Questo significa dovere in seguito suddividere le risorse tramite decreto interministeriale, che però a oggi non è ancora arrivato – sottolinea Catalini –. Non solo. Le voci parlano di tempi non brevi per il decreto: di fatto ci ritroviamo a che fare con una burocrazia che resta cieca di fronte ai bisogni delle persone".

Tornando ad analizzare i dati della provincia, il settore che ha fatto più ricorso alla cassa integrazione degli artigiani è stato quello della modaconfezioni con 608 aziende coinvolte e 3.070 dipendenti aiutati. A seguire il tessile con 521 ditte per 2.884 dipendenti, la meccanica con 353 imprese e 1426 operai, e l’impiantistica con 180 ditte e 660 lavoratori. "Continuano i ritardi nei pagamenti nonostante le continue sollecitazioni del sindacato" accusa il segretario regionale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce (foto a lato). "La cosa più semplice sarebbe anticipare i pagamenti, effettuando i controlli a posteriori. In questo modo si darebbero subito i soldi alle famiglie, facendo in seguito le verifiche incrociate. E se ci fossero eventuali abusivi, allora si metterebbero in campo gli strumenti per recuperare le risorse".

I sindacati pensano anche a una manifestazione davanti alle prefetture: "La parola d’ordine deve essere semplificazione – conclude Recce – Se i canali istituzionali dovessero fallire, allora siamo pronti a fare sentire in piazza la voce dei lavoratori".

Stefano De Biase