
Un allevamento abusivo, gestito da due italiani, marito e moglie, che già un paio di anni fa vennero indagati per maltrattamenti e detenzione di animali non compatibile alla loro natura. La coppia, nonostante il primo procedimento non sia ancora concluso, ci ha riprovato ed è stata scoperta un’altra volta dalla polizia provinciale e dalle guardie zoofile dell’Enpa di Prato-Firenze. Gli investigatori hanno sequestrato 65 cani – tutti di razza chihuahua e bulldog francesi – che erano tenuti in "spazi angusti" e in condizioni igienico-sanitarie "scarse", per non dire pessime. La coppia aveva affittato un casa colonica in stato di abbandono a Casale dove, come la prima volta, aveva messo su l’attività illegale.
Gli animali sono stati sequestrati in esecuzione di un provvedimento disposto dal gip dopo un’ispezione, avvenuta alla presenza di un veterinario, nella colonica decisa dalla Procura e scattata a seguito di indagini avviate dalla polizia provinciale alcuni mesi fa. A segnalare gli strani movimenti all’interno della colonica erano stati alcuni cittadini che vedevano i cani fuori dall’immobile e che spesso li sentivano abbaiare.
Dalla Provincia hanno spiegato che i cani erano "reclusi in strutture in muratura rurale, segregati con piccoli resede esterni". Le guardie che sono intervenute nella colonica si sono trovati di fronte a una scena raccapricciante: le condizioni in cui erano tenuti i cani erano davvero pessime. Gli animali erano costretti a vivere nei propri escrementi, in stanze dove il cattivo odore rendeva l’aria praticamente irrespirabile. Molti degli animali erano cuccioli. Ora gli animali sono stati affidati alle cure del servizio veterinario della Asl. Al momento resteranno, sotto sequestro, nella casa colonica a Casale, fin quando non sarà trovata una sistemazione.
La coppia aveva messo su l’allevamento abusivo e i cani venivano venduti a un prezzo di mercato che può variare dai 1.500 euro fino ai 2.000. I cani erano regolarmente registrati e risultavano di proprietà della coppia di italiani. L’allevamento era pubblicizzato attraverso un sito internet. Chi fossero gli acquirenti e che tipo di mercato c’era intorno a questi animali sarà chiarito dalle indagini. Gli animali erano comunque tutti autoctoni, non provenivano dall’estero come accaduto in altri allevamenti abusivi scoperti in passato.
"Sono grato del grande impegno da sempre profuso dal corpo di polizia provinciale nella tutela e nella salvaguardia degli animali", ha detto il presidente della Provincia Simone Calamai.
L.N.