REDAZIONE PRATO

Lavoratori sfruttati, scatta il sequestro totale: vita d’inferno e coltellate. Ma dieci operai collaborano

Si incrina il muro di omertà del distretto parallelo: al lavoro per 12 ore al giorno (e anche di più) sette giorni su sette, sottopagati, senza igiene né sicurezza

Luca Tescaroli, procuratore capo di Prato

Luca Tescaroli, procuratore capo di Prato

Prato, 6 marzo 2025 – Se non determinante, è stato almeno “significativo” l’atteggiamento di collaborazione di una decina di lavoratori: nel distretto parallelo, quello cinese, si parla da sempre di un muro di omertà difficile da scalfire ma adesso qualche crepa si intravede. La vicenda è quella della Arte Stampa Srl di via Pistoiese, azienda della quale si è parlato molto nelle scorse settimane perché teatro di un tentato omicidio. La vittima di quell’aggressione all’arma bianca è proprio tra gli operai che hanno dato una mano agli inquirenti.

La novità di oggi è che è stato eseguito il sequestro preventivo delle quote sociali, dei locali e delle proprietà mobili e immobili dell’azienda a conduzione cinese, che si occupa di stampa di tessuti per abiti da donna. Il provvedimento d’urgenza era stato adottato dalla Procura pratese, guidata da Luca Tescaroli, ed è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari, che ha poi emesso un decreto autonomo.

I reati che vengono individuati nei confronti del titolare di fatto e del suo emissario aziendale sono pesanti: intermediazione illecita, sfruttamento sul lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I due peraltro sono già stati colpiti da misure cautelari (confermate dal Riesame).

Lo sfruttamento dei lavoratori

Dal provvedimento emerge come l’azienda andasse avanti grazie allo sfruttamento dei lavoratori stranieri impiegati nello stabile di via Pistoiese: tutte persone in stato di necessità, fragili, sottoposti a ritmi di lavoro massacranti in un ambiente insalubre e privo dei requisiti di sicurezza. Eppure si tratta di un’attività rischiosa, perché richiede l’impiego di macchinari come calandre, plotter, ramose, generatori di vapore, carrelli elevatori. Ma i lavoratori non erano mai stati formati per utilizzarli.

Lo sfruttamento era totale: almeno quattordici cinesi senza permesso di soggiorno impiegati come nuovi schiavi, altri quattro regolari ma sfruttati allo stesso modo. In tutto c’erano 50 lavoratori, ma solo sei inquadrati a tempo pieno e gli altri assunti con un part-time di 4 ore al giorno per cinque giorni la settimana. Nulla di più lontano dalla realtà, secondo chi indaga: realtà fatta di impiego sette giorni su sette per dodici ore al giorno e anche di più, sottopagati, sistemati in alloggi con scarse condizioni di igiene. Un gruppo di lavoratori era costretto a dormire sul luogo di lavoro, in un locale adiacente alla sede aziendale.

La collaborazione

Un campanello importante e nuovo quello della collaborazione di diversi lavoratori, elemento che ha dato un aiuto importante agli inquirenti. Adesso sono stati nominati due amministratori giudiziari per verificare se ci siano le condizioni per riavviare l’impresa e riportarla alla legalità, oppure liquidarla (e il suo valore è ingente).

Le investigazioni si sono avvalse del dipartimento prevenzione dell’Asl Toscana Centro e dei carabinieri del nucleo investigativo.